
Natalino Balasso e Marta dalla Via hanno messo in scena al Teatro Puccini di Firenze mercoledì 13 e giovedì 14 dicembre un lavoro di cui si consiglia la visione, il passaparola e per cui si auspicherebbero discussioni accese, soprattutto per i temi affrontati. Un imprenditore crea la pillola che permette di rimanere sempre svegli e deve seguire la strategia di marketing del prodotto. Purtroppo si è sbagliato a comunicare il nome a chi si occupa del Packaging e costerebbe troppo per le sue finanze correggere il tutto. Si deve procedere. Quindi: naming, story-telling, brain-storming ed auto-sperimentazione tanto non è un farmaco, è un integratore! Balasso è un importantissimo protagonista della scena comico-critica italiana. Punto. Praticamente sempre riesce a farci “ridere per non ridere”.
In Delusionist la coppia dialoga in modo semanticamente esplosivo e labirintico creando cortocircuiti continui tra i significati ed i significanti, tra personaggio e persona, tra ciò che c’è e ciò che sarà (?). Il sonno ed il sogno come ultimo baluardo da abbattere per l’uomo in linea con i bisogni contemporanei. Non i suoi bisogni però, se non si vuole accettare la tecnologica neo-sopravvivenza pura come traguardo dei più. “Vi stanno riprogrammando” ci suggerisce Chamath Palihapitiya ex vicepresidente di Facebook.

Un b-pensiero d-stopico già presente dove la b e la d stanno per Balasso e Dalla Via. Si riflette sul fatto teatrale, sulla necessità che il pubblico voglia immaginare ciò che accade sul palco. Il Teatro è nella testa dello spettatore.”Se lo spettacolo non sarà percepito come un fallimento avremo fallito e sarà un successo perchè lo spettacolo è la cronaca di un fallimento ma è anche la cronaca del fallimento dello spettacolo stesso”.
E lo spettacolo è per certi versi un fallimento. Alcune potenzialità non emergono come, per noi, dovrebbero. Nella convinzione che un’opera teatrale sia un continuo work in progress, questa merita di essere migliorata, affinata. Migliorare la resa scenica, il corpo e la sua precisione come segno vivente. Migliorare ciò che si affaccia in alcuni punti ed ha del valore solo suggerito, perchè non svilupparlo? La vicenda sembra, verso il non-finale, quasi inciampare. Ed anche se è un “finale protratto” si percepisce che il respiro del resto dello spettacolo avrebbe permesso più spazio, minor fretta. Migliorare l’equilibrio globale che risente e che non sembra far parte, neanche per contrasto, di questo ultimo segmento. Dalla Via riesce in gran parte a convincere, ma non sempre. Balasso ha un peso specifico superiore, ma lo crediamo capace di colpire più a fondo in talune situazioni. La sensazione è che ci siano spesso embrioni di forza teatrale però abortita. Una scelta, forse. Od una svista. Quando uno spettacolo fallisce? Se non brucia, sprona, taglia, scomoda, toglie, aggiunge, irride, denuda? Se non modifica un po’ chi guarda? In questo senso lo spettacolo è un successo.

Per la conferma di ciò che già pensiamo, per l’adulazione siamo già sufficientemente assediati, ognuno nelle nostre bolle, purchè compranti. “Abbiamo consegnato il nostro sistema nervoso (…) i nostri sogni” ai superpoteri economici dice Balasso in un suo monologo (“pistolotto” sentenzia Dalla Via) e chiama in causa i teatri come odierne catacombe del pensiero laico, anche di fronte alla tecno-religiosità. Catacombe frequentate dai migliori “e figuriamoci i peggiori!”. Perchè non eliminare l’anti produttivo sonno? Già si pubblicizzano realmente sostanze in grado di aumentare le nostre capacità prestazionali. Come in Limitless di Neil Burger? Sicuramente l’uomo occidentale ne brama lo sdoganamento.
Peccato per un piccolo effetto collaterale della pillola in questione in Delusionist. Lo snodo tra i due blocchi principali della pièce dove tutto si deforma e contorce in un caleidoscopio linguistico che ci porterà altrove è emblematica della destrezza dei due interpreti ed autori nel giocare con la materia testuale che maneggiano. Dalla Via espone l’atto terroristico come apice della cultura dello spettacolo “…da quando Al Quaeda ha cambiato direttore artistico…” qualcosa è cambiato ed a noi viene in mente Brasil di Terry Gilliam coi suoi separè post-attentato.
Insieme hanno scritto un testo impegnativo e complicato che fa scendere il verbo odierno del Marketing e del consumo al livello della comprensione comica e quindi della parte meno docile della complessità umana. Come quella che contiene gli impulsi. Nonostante le perplessità citate sul piano della messinscena, c’è un fuoco che brucia. Lo dimostrano anche con il canale youtube di Balasso dove riescono, a volte insieme, a mescolare sperimentazione low cost con incursioni filosofiche, dati ed esperienze concrete di chi nello spettacolo deve viverci ed in questo paese italico, che già è tutto dire. Mettono al fuoco tanta di quella carne da far girar la testa. Ben venga una “coriacea” indigestione di risate.