
Una prima assoluta domenica 14 ottobre al Metastasio di Prato in esclusiva per l’anteprima di Metastasio Jazz 2013 , ovvero Anthony Braxton in Echo Echo Mirror House, che prepara la Stagione che si svolgerà a gennaio e febbraio dedicandola ai suoni del futuro, all’insegna del rapporto tra le generazioni: «Braxton è il musicista che più di tutti sta influenzando almeno due generazioni di musicisti jazz e contemporanei», afferma Stefano Zenni, il direttore artistico del Festival jazz.
Anthony Braxton, nome fondamentale dell’avanguardia jazz, è universalmente considerato come una pietra miliare della musica della seconda parte del XX secolo: nella sua musica convivono il massimo della libertà improvvisativa e la pianificazione strutturale, scontro/incontro che crea composizioni tese, uniche e che si smarcano dagli standard tipici del jazz. Per l’occasione il maestro ha proposto il sestetto Echo Echo Mirror House, una novità assoluta, pensata appositamente per il Teatro Metastasio, a cui lo lega un’affettuosa storia che risale al 1971, quando suonò in jam con Ben Webster.
Il visionario si è circondato da sei giovani talentuosi, dedicandosi ad un intellettuale gioco mediatico: il gruppo, che utilizza diagrammi (nel solco delle “formule” di Webern e Stockhausen) a definire il campo d’azione dei vari musicisti, quasi fossero spartiti scritti in caratteri matematici, risulta infatti ‘raddoppiato’ da altrettanti iPod con la minispeaker, caricati della musica di Braxton, che dialogano con la musica dal vivo sul palco. Se pur razionalmente interessante, l’indagine si traduce purtroppo in 75 minuti estenuanti di un amalgama di suoni sporchi, graffianti, strozzati, in un flusso anarchico e caotico. Si tratta di una ricerca parossistica attenta a distorcere i suoni in un universo di vetri spezzati e di suoni capovolti, tra lontane melodie irrimediabilemente perse nella più estrema e inafferrabile sperimentazione, tra reiterazioni ossessive e mancanza totale di sani silenzi. Il livello di stravolgimento raggiunto si traduce in un rapimento straziante, e lo stesso timbro dello strumento subisce una vera e propria tortura, mentre il suono viene smembrato in micro-cellule che si susseguono in una costruzione cerebrale ai limiti dell’imperscrutabilità.
Il pubblico di seguaci resta stravolto in un’ineffabile estasi.
La follia di un genio!