
[rating=4] Musica contemporanea e jazz, avanguardia strumentale e improvvisazione si fondono nell’essenziale formazione cameristica del duo franco-italiano Michel Portal-Antonello Salis. Quattro brani dei due polistrumentisti hanno costituito il secondo appuntamento musicale della rassegna pratese “Metastasio Jazz 2014”.
Michel Portal con il clarinetto basso e il sax soprano, Antonello Salis con le tastiere, dal piano alla fisarmonica, e le percussioni hanno portato sul palcoscenico uno clima sonoro ora rarefatto, ora ostinato, ora fluido, ora pensoso, ora raffinato, ora energico, ritmico e trascinante.
Elemento primo del Duo la ricerca di colori, una ricerca che è stata la costante dell’esibizione, con una combinazione di suoni e tecniche avanguardiste (dai suoni spezzati, ai suoni multifonici, ai frullati, ai vibrati, agli slaps, ai glissandi, ai microintervalli, alla rumoristica delle chiavi, all’unione di voce/suono per Portal all’impiego di percussioni combinate nella cassa armonica del piano o all’uso del fischio e/o della voce unita alla fisarmonica per Salis) che hanno suscitato curiosità e riflessioni sul genere, su quanto è già stato detto finora e quali potranno forse essere i nuovi traguardi da raggiungere.
Interessanti le atmosfere ricercate, dai suoni soffiosi degli strumenti ad ancia, agli interventi ritmici, dai fluidi passaggi, alle immediate creazioni melodico-armoniche che hanno richiamato alla memoria dell’ascoltatore, ora con Salis ora con Portal, sonorità barocche, rievocazioni e intrecci di cellule tematiche alla maniera di Richard Strauss, o, ancora, improvvisazioni su standard jazz, come nel caso di Caravan di Duke Ellington, fino a citazioni che evocano le successioni armoniche delle colonne sonore di John Williams.
Contaminazioni a tutto tondo, espresse in un dialogo continuo, che mettono in luce la formazione classica di Michel Portal, seppur da tempo definito come uno dei migliori architetti del moderno jazz europeo, e quella swing e jazz di Antonello Salis.
Un Duo di colore Jazz che ha saputo intrattenere il numeroso pubblico del Metastasio, attraverso un viaggio afroamericano contaminato di raffinatezze sonore cameristiche di stampo europeo.