Gregory Porter conclude la 45esima Edizione di Umbria Jazz 2018

Record di presenze e di incassi per un Festival che ogni anno si conferma un grandissimo successo a livello nazionale ed internazionale

Gregory Porter ©SpectraFoto

Perugia si avvia ad applaudire e celebrare gli artisti in programma nell’ultimo giorno di Umbria Jazz 2018 in una domenica assolata e calda ma non per questo con un numero inferiore di spettatori e appassionati della musica jazz e non solo che, dalle prime ore del mattino, hanno affollato, come sempre in questi dieci giorni di Festival, le strade e le piazze della Città.

Domenica 22 luglio, in programma due concerti  prima dell’evento serale all’Arena Santa Giuliana che vedrà sul palco Melody Gardot, già ospite in due altre edizioni del Festival, e una delle voci più belle del panorama jazzistico degli ultimi decenni Gregory Porter.

Il primo alla Sala Podriani della Galleria Nazionale dell’Umbria, nella magnifica sala allestita appositamente per il Festival con Danilo Rea in “Piano Solo” per il quale è stato necessario organizzare un secondo concerto nel primo pomeriggio per le numerosissime richieste che gli organizzatori hanno avuto per tale musicista. Rea, con la sua solita capacità di comunicare emozioni con il suo personalissimo stile, fatto di contaminazione tra brani e stili completamente diversi, ma anche di pura improvvisazione, ha letteralmente conquistato la platea della Sala Podriani. Sedutosi al pianoforte con un “Non so cosa suonerò stamattina, perché non ho preparato nulla, darò libero spazio alla mia fantasia e alle emozioni che voi stessi mi state già trasmettendo, e che mi sta dando il solo fatto di stare qui come ospite di questa straordinaria rassegna” ha iniziato il concerto con una sua personalissima rielaborazione di uno dei successi dei Beatles da lui amatissimi, “In my life” , ascoltata poco prima in auto e presentata al pubblico di Umbria Jazz in assoluta esclusiva. Poi di brano in brano, il pubblico è sempre più affascinato dalla sua musica, dal suo particolarissimo stile pianistico e sulla sua personalissima (e credo unica al mondo) di riuscire a trovare l’accordo/la nota, il passaggio musicale che lo porta a passare, in un unico filo narrativo, da Puccini alla musica pop dei Beatles, dalla musica classica a quella della tradizione classica napoletana, dalle colonne sonore più belle del panorama cinematografico internazionale come “The Mission” di Morricone, “Moon River” di Henry Mancini, fino al celebre tema di “Rocky” ai successi dei nostri cantautori italiani come Gino Paoli, Claudio Baglioni o Fabrizio de Andrè.

Danilo Rea ©SpectraFoto

Amatissimo dal pubblico, e celebratissimo con una serie di applausi da standing ovation, ha ringraziato lo staff di Umbria Jazz e tutto il pubblico presente con un bis richiestissimo con la sua personale reintepretazione di “La Canzone di Marinella”.

Nel pomeriggio è stato ospite della Feltrinelli in Corso Vannucci per presentare il suo libro “Il jazzista imperfetto, la mia vita tra jazz e improvvisazione” scritto con Marco Videtta (edito da Rai Eri) nel quale il pianista racconta 40 anni di musica e di incontri della sua carriera artistica come Mina, Cocciante, Gino Paoli, Baglioni solo per citarne alcuni tra gli artisti italiani e di quanto sia importante anche nel suo stile personalissimo la sua passione per la musica clasica come nel suo ultimo progetto con Bahrami visto e sentito anni fa anche ad Umbria Jazz.

Nel pomeriggio altro bellissimo progetto al Teatro Morlacchi, quello ideato e presentato dalla Fondazione Musica per Roma della “New Talents Jazz Orchestra” di Mario Corvini con “Our Monk – Extempora” con Daniele Tittarelli e Roberto Gatto, guests d’eccezione del concerto.

New Talents Jazz Orchestra ©SpectraFoto

L’orchestra nata nell’ottobre 2012 è costituita da giovani musicisti selezionati dallo stesso Direttore Mario Corvini, figlio d’arte (suo padre Alberto è una figura importante del jazz italiano) da vari conservatori delle varie regioni italiane. Dal 2016 collabora con la Fondazione Musica per Roma- Auditorium Parco della Musica, nel 2015 ha registrato “omaggio a Duke Ellington” per la rivista Jazzit, e nel 2018 un altro progetto importantissimo, portato appunto sul palco del Teatro Morlacchi, “Our Monk” una personale reintepretazione dei successi di Thelonious Monk, arrangiati per orchestra dallo stesso Mario Corvini e Gianluigi Giannatempo. Guest star d’eccezione del concerto i bravissimi Daniele Tettarelli al sax e Roberto Gatto alla batteria, i quali hanno presentato al pubblico anche alcune loro composizioni che hanno suscitato grande attenzione e lunghi applausi da parte del pubblico presente.

Roberto Gatto – Special Guest – New Talents Jazz Orchestra ©SpectraFoto

Nel spostarmi dal Teatro all’Arena, percorrendo tutto il Corso Vannucci e prima ancora attraversando la piazza IV Novembre già gremita a partire dalle prime ore del tardo pomeriggio, e gli stessi Giardini Carducci con le persone in fila per accedere all’area dei concerti, mi ha dato ancora una volta che quest’ultima edizione di Umbria Jazz sarà un ulteriore successo di pubblico che andrà ad aggiungersi a quelli dei precedenti anni del Festival, sempre seguitissimo da pubblico e stampa anche internazionale.

Arriva l’ora dell’ultima grande serata all’Arena Santa Giuliana. Ad aprire il concerto serale una delle “scoperte” del Festival stesso: Melody Gardot, alla sua quarta partecipazione ad Umbria Jazz, raffinata cantautrice del New Yersey, che arriva sul palco con un lungo cappotto e occhialoni neri, capelli lunghi raccolti, elegantissima e fascinosa come sempre. La sua voce conturbante e la sua suadente personalità, come il suo elegante stile pianistico hanno creato da subito un’atmosfera accattivante ed elegante, un perfetto mix di jazz, ritmi latini e ballate che risuonano di sonorità pop misto ad un pizzico di blues come “The Rain”, “Baby I’m a fool”, “So long” e “Morning sun”.  Perfetta la perfomance di “Our Love is Easy” con la quale saluta il pubblico dell’Arena.

Melody Gardot ©SpectraFoto

L’emozione del pubblico è evidente manifestata con il lunghissimo applauso che dedica a Gregory Porter al suo arrivo in Arena. Da tempo beniamino del pubblico di Umbria Jazz, ospite sia nell’edizione invernale ad Orvieto che a Perugia, per la critica è una delle voci più belle del panorama jazzistico internazionale. Accompagnato dai 65 elementi dell’Umbria Jazz Orchestra (già protagonisti della serata omaggio a Quincy Jones) diretta per l’occasione da Vince Mendoza, che ha scritto gli arrangiamenti dei brani di Nat King Cole al quale Porter ha dedicato il suo ultimo disco “Nat King Cole and me” registrato con la London Studio Orchestra diretta dallo stesso Mendoza, ha letteramente conquistato il cuore del pubblico presente con la sua voce potente e melodica e le sue radici ben piantate nelle migliori tradizioni del jazz e della musica nera. Umbria Jazz è stato tra i primi a riconoscere il talento del cantante californiano, facendolo esordire nella 20esima edizione di Umbria Jazz Winter come resident artist, ospitandolo, negli ultimi 5 anni, diverse volte a Perugia, come l’anno in cui fu ospite vocale della Lincoln Jazz Orchestra diretta da Wynton Marsalis. Il suo modo di cantare è spettacolare, come la sua emozione, vera, nel ricordare in più di un’occasione l’importanza che ha avuto per lui la musica di Cole, ascoltata sin dai primi anni della sua giovinezza.  Il concerto inizia subito con “Mona Lisa”, “But Beautiful” e “Nature Boy”, con le quali questo “gigante buono” della musica (è altissimo e di corporatura decisamente massiccia) da prova non solo della potenza e della bellezza della sua voce ma anche della capacità di reinterpretare questi grandi classici della musica jazz afroamericana con uno stile tutto suo, grazie anche agli arrangiamenti splendidi di Mendoza. Con “Quizas, quizas, quizas”, “When love was king” , “love” e la bellissima “I wonder who my daddy is” sulla quale lo stesso Porter si emoziona ricordando la figura di un padre assente che ha in parte condizionato la sua vita, il pubblico si emoziona e applaude senza soste. Con la bellissima interpretazione di “Smile” riesce  a fermare anche una fastidiosa pioggia che aveva costretto parte del pubblico ad abbandonare il concerto e lasciare la zona dell’Arena per potersi ripare, ripagando poi il pubblico, che impavido sotto la pioggia, aveva deciso di restare in Arena per continuare ad applaudirlo con due bellissime canzoni del suo precedente album  “Liquid Spirit” come “Hey Laura” dolcissima canzone d’amore, e  “Liquid Spirit” , invitando, nel bis, sotto palco tutti i presenti, a cantare e ballare,  la versione gospel di “Free” con il quale conquista definitivamente il cuore e l’anima di un pubblico innamoratissimo della sua voce e della sua musica.

Gregory Porter ©SpectraFoto

Umbria Jazz 2018 finisce qui, ma come ha annunciato lo stesso Giovanni Serrazanetti, all’inizio della serata, in realtà non finisce perché si sta già proiettando verso la prossima edizione del 2019 che vedrà ancora una volta  la città di Perugia assoluta protagonista di una kermesse musicale diventata importantissima a livello non solo nazionale ma anche internazionale.

Umbria Jazz è una vera “macchina da guerra”, tutto perfettamente organizzato, pianificato, realizzato e seguito passo passo da tutti i responsabili dello staff organizzativo e tecnico, concerto per concerto, giorno per giorno, ora per ora. Insomma tutto tecnicamente perfetto, a partire dall’ospitalità  dedicata agli artisti, agli aspetti tecnici dei vari palchi, organizzatissimi e seguitissimi da diverse squadre di staff, fino ai numerosissimi giovani che lavorano per il Festival in ogni ambito e ruolo, sempre gentilissimi e disponibili anche dopo ore e ore di lavoro, e agli stessi fotografi e stampa, in perfetta collaborazione con i coordinatori palco e staff, compreso lo stesso Responsabile addetto stampa Cristiano Romano sempre presente in ogni concerto.

Gregory Porter ©SpectraFoto

È anche un’edizione di quelle di maggiore successo con numeri da capogiro: 1 milione e 450 mila euro di incasso da biglietti e merchanding e circa 35mila paganti, con oltre 500 artisti in 250 eventi, per 10 giorni di grande musica da mezzogiorno a tarda notte. Tantissimi i concerti, soprattutto all’Arena e al Teatro Morlacchi (anche quelli di Round Midnight) in sold out, oltre ad essere un palco importantissimo anche per l’opportunità che offre a piu di 200 giovani musicisti dalle Clinics tenute in collaborazione con il Berklee College of Music di Boston e del concorso organizzato insieme a Conad per scoprire e valorizzare i nuovi talenti del jazz.

Appuntamento quindi alla prossima Edizione 2019 che si terrà sempre a Perugia sempre nel mese di luglio.