
Se il leitmotiv della stagione precedente è stato “un teatro uguale per tutti”, quello di quest’anno sarà “le forme della verità”, non una verità unica ed assoluta, ma i suoi diversi gradi, visibili come da un neon intermittente. Il teatro di Roma la mette in scena, declinandone i suoi infiniti aspetti, proiettandone, come attraverso un prisma, le sue molteplici sfumature.
La nuova stagione punta sul Massimo Popolizio attore e regista che, dopo il successo del sold out della scorsa stagione con “Ragazzi di vita”, torna quest’anno con un classico di Ibsen “Un nemico del popolo”, in cui insieme a Maria Paiato contrappone due diverse visioni del mondo, da una parte l’ interesse privato e dall’altro il bene comune. Sarà inoltre in scena, ancora una volta, con il thriller politico-scientifico “Copenaghen”, dove, insieme a Giuliana Lo Iodice e Umberto Orsini, si interrogherà ancora una volta sull’uso-abuso del nucleare. Accanto a queste produzioni, si inserisce il percorso onirico visionario del duo Deflorian-Taglierini “Quasi niente”, ispirato a “Deserto Rosso” di Michelangelo Antonioni e la nuova versione di “Barry Lindon” curata dal romano Giancarlo Sepe.
Due invece le artiste della “generazione di mezzo”, come le definisce il direttore Antonio Calbi, che debutteranno quest’anno: Lisa Ferlazzo Natoli, che in realtà ha già firmato con successo la regia di “Lear” di Edward Bond, quest’anno alle prese con una saga familiare atipica tratta dal testo “When the Rain stops fallling”; l’altra è Lucia Calamaro che debutterà con uno spettacolo ospite.
Ritorna “La maladie de la mort” di Marguerite Duras per la prima regia di Katie Mitchell in lingua francese, una rilettura cinematografica del classico della scrittrice che vedrà Yasmine Trinca nelle vesti della protagonista femminile. Invece per il teatro civile troviamo un’ originale messa in scena, ”La borsa di Calvi”, commedia arguta e divertente, che fa rivivere la vicenda del noto presidente del banco ambrosiano, trovato suicida sotto un ponte londinese nel 1982.
Ma per i classici, quelli che per dirla alla Calvino, “non hanno ancora terminato di dire quel che hanno da dire”, all’Argentina c’è sempre un posto speciale. Ecco allora andare in scena una Macbeth dal sapore sardo; una rilettura del Giulio Cesare di Shakespeare e una riscrittura del “Titus” ad opera di Michele Santeramo. Si prosegue con un raffinato “Don Giovanni” diretto da Valerio Binasco; passando per “Questi fantasmi” di De Filippo curato da Marco Tullio Giordana, per arrivare infine ad una “Turandot” con gli attori della compagnia nazionale dell’Opera di Pechino.
Il finale di stagione è di grande effetto, infatti trent’anni dopo Strehler, Toni Servillo incontra le riflessioni di Jouvet sul teatro con Elvira, accostandosi a un personaggio di stringente attualità in cui il teatro incontra il teatro.
LA STAGIONE DELL’ARGENTINA 2018-2019
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GALA
14 • 15 settembre 2018
IL REVISORE. UNA VERSIONE
9 • 14 ottobre 2018
QUASI NIENTE
17 • 21 ottobre 2018
AFGHANISTAN
23 ottobre • 4 novembre 2018
BARRY LYNDON
8 • 9 novembre 2018
LA MALADIE DE LA MORT
11 novembre 2018
VN SERENADE
13 • 18 novembre 2018
VA’ PENSIERO
20 novembre • 2 dicembre 2018
THE DEEP BLUE SEA
27 novembre 2018
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