“La boule de neige” di Fabrizio Monteverde a Fabbrica Europa

Dopo il grande successo di Un flauto magico di Peter Brook al Teatro Era di Pontedera, Fabbrica Europa prosegue dal 30 aprile al 2 maggio alle ore 21.00 al Teatro Cantiere Florida di Firenze con Fabrizio Monteverde / balletto di toscana junior in La boule de neige.

Liberamente tratto da Les Enfants terribles di Jean Cocteau per la regia e coreografia di Fabrizio Monteverde.

La storia di un fratello e una sorella: Paul ed Elisabeth, il loro amore, e il loro fatale dissolvimento.

La camera di rue Montmartre, uno spazio chiuso, vincolato, a cui se ne sovrappongono altri che lo ricalcano e lo rigenerano e dove i due fratelli recitano e agiscono, mentre altri due personaggi, Gerard e Agathe, che hanno l’indispensabile funzione di pubblico, accettano sedotti e atterriti di seguirli fino al tragico e inevitabile epilogo. Come in un concerto da camera, dove il più piccolo suono o rumore ha l’importanza di un evento, qui l’apatia, il disordine, la malattia, il sonnambulismo, ma anche l’ilarità gratuita, il gioco, la complicità e, soprattutto, la neve e/o “la droga innata”, si spiegano lungo lo spartito della storia in ordine sparso, apparentemente casuale, collocati in un’atmosfera “viziata” dove tutto può succedere. Anzi, dove tutto deve succedere.

Fabrizio Monteverde

Espunta da un testo letterario di Jean Cocteau, Les enfants terribles (1929), davvero sconcertante per la sua temibile attualità, per come tratta con tragico rigore e impalpabile leggiadria un’età atrocemente felice e tortuosa come l’adolescenza, La boule de neige, di Fabrizio Monteverde, dipanava, già nel 1985, un filone della danza contemporanea italiana dedicato al rapporto con la letteratura. All’epoca il rispecchiamento tra i quattro protagonisti maledetti di Cocteau e gli interpreti era quasi totale. Oggi il coreografo affida ai giovanissimi del Balletto di Toscana Junior una coreografia simile a un concerto a quattro voci: della livida chambre, ove si svolge la tragica vicenda, non restano che le luci. Identica la ricerca di emozioni dirette che colpiscano lo spettatore al cuore, come la boule, la palla di neve vera e metaforica, che viene subito scagliata.

Marinella Guatterini

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