
Biglietti esauriti da molto tempo e un’attesa altissima per l’Otello verdiano, in scena al Teatro Verdi il prossimo fine settimana (venerdì 15 e domenica 17 febbraio), per molteplici motivi: il penultimo capolavoro del genio di Busseto è, nell’opera italiana, uno fra i drammi più moderni, affascinanti e sconvolgenti; manca dalle tavole del teatro pisano da ben quarantasette anni (l’ultima volta risale al 1967); è una nuova produzione che si caratterizza per un pool artistico di assoluto prestigio. Il regista è infatti Enrico Stinchelli (sue qui anche le scenografie), noto sia come conduttore radiofonico della “Barcaccia”, fra i programmi più longevi della Rai e vera e propria trasmissione “cult” per tutti gli appassionati d’opera, che come musicista, regista, scrittore e organizzatore di eventi artistici; il Maestro direttore e concertatore è Claudio Maria Micheli, di casa all’Opera di Roma e al Parco della Musica, oltre che nei massimi teatri nazionali e internazionali, Targa d’oro “Mario Del Monaco” e Targa d’oro “Ferruccio Tagliavini” per la sua attività artistica; notissimi sono gli interpreti principali, il tenore Antonello Palombi (Otello), il baritono Carlo Guelfi (Jago), il soprano Cinzia Forte (Desdemona) e il tenore Cristiano Olivieri (Cassio).
Saranno proprio Enrico Stinchelli e Claudio Maria Micheli, insieme con gli artisti del cast, a parlare di questo Otello nell’incontro-aperitivo in programma sabato mattina (9 febbraio, ore 11) nel Foyer del Teatro. Introduce e coordina l’incontro il direttore artistico del teatro Marcello Lippi.
L’ingresso è libero; alla fine ci sarà il consueto aperitivo offerto dal Teatro di Pisa ai partecipanti.
L’Otello debuttò trionfalmente alla Scala il 5 febbraio 1887, segnando così il ritorno del compositore all’opera e la fine della crisi che lo aveva attraversato dopo il 1871, anno di Aida, quando per un lungo periodo pareva che egli volesse chiudere la propria carriera. Shakespeare era una leva potente per ricoinvolgere l’ormai ultrasettantenne compositore, che già aveva messo in scena Macbeth (e pensato a un Re Lear), e su questa leva giocarono Giulio Ricordi e Arrigo Boito, sottoponendogli un progetto su Otello. La gestazione non fu facile, ma dopo quasi un quinquennio di discussioni, l’opera fu completata, rivelandosi subito un capolavoro di modernità. Dramma psicologico fra i più inquietanti, “dove l’azione è prodotta dall’intreccio di passioni tanto assolute quanto devastanti – dall’odio maligno di Jago alla cieca gelosia di Otello sino all’amore innocente di Desdemona”, come ha annotato Michele Girardi), Otello eccelle per costruzione drammaturgica, per scavo psicologico dei personaggi, per il tessuto musicale in continua evoluzione, per l’assoluta maestria verdiana nel giocare con le convenzioni musicali, evocandole per stravolgerle, per le sperimentazioni che la pervadono, a partire dal principio strutturale della forma ‘aperta’. Un’opera che prelude già al ‘900, quel ‘900 che Verdi poi precorrerà definitivamente e appieno con il suo ultimo capolavoro, non a caso ancora su soggetto shakespeariano: Falstaff.
Maggiori informazioni: www.teatrodipisa.pi.it