
Finalmente una ventata di sano e frizzante ottimismo, sagace e satirico al punto giusto per la nostra cultura, musicale e artistica, con il giovane e coinvolgente Orfeo all’Inferno di Jacques Offenbach nella nuova produzione realizzata in collaborazione con Maggio Fiorentino Formazione.
Nella cornice del manieristico Cortile dell’Ammannati dello splendido Palazzo Pitti, illuminato da una fascinosa luna che dilunga ombre misteriose su pilastri e capitelli, torniamo nostalgicamente ai secoli d’oro di Firenze abbellita dal mecenatismo mediceo e con quel pizzico di orgoglio nostrano, aspiriamo con gioia “cotanta bellezza”, con la certezza che la nostra ammirazione è rafforzata dai sospiri stupiti delle miriadi di stranieri che in questi mesi estivi popolano una delle più belle città d’arte: ed il parallelismo con l’ambito Viaggio in Italia di goethiana memoria sorge spontaneo.
Un Orfeo, dunque, che satiricamente parlando, sa far emergere la parte migliore di noi, richiamandoci ad una cultura con la C maiuscola, non di lusso ma necessaria. La regia di Marco Carniti appare perfetta nel quadro del precariato contemporaneo: i suoi loculi-dormitorio esaltano con la loro essenzialità l’instabilità dell’oggi e ricreano simbolicamente un girone dantesco agile alla trasformazione sotto l’uso sapiente delle luci di Gianni Paolo Mirenda. Mirabili i richiami ad un’attualità tanto scomoda: dagli striscioni “con la cultura si mangia”, al “musicista disoccupato”, fino alla benevola “Vado a fare un’audizione al Maggio Musicale”. E se in tempo di crisi occorre fare tagli, per l’occasione l’allestimento scenico risulta una scelta oculata: scarna e “povera”, efficace e tagliente al contempo, geniale nell’utilizzo di letti, impalcature, rastrelli, luci a neon, carrelli e sacchetti neri della spazzatura. Tutto accuratamente allestito in virtù di una simbologia contemporanea, pulita ed estremamente accurata.
L’opera torna così in auge in tutta la sua potenza dinamica ed evocativa in un momento critico che si addice alla sua natura anticrisi: la bacchetta effervescente di Xu Zhong ne esalta dinamicità e freschezza, in un mordente che si abbandona ad ironici ed ilari lirismi, seguita in toto da una brillante Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino.
I giovani cantanti hanno offerto un saggio impareggiabile d’interpretazione: accattivante e fresca la vanitosa e seducente Euridice di Marina Bucciarelli, diabolico e ilare l’ottimo Plutone-Aristeo di Roberto Covatta, ipocrita e libertino al punto giusto Giove di Leonardo Galeazzi, comicamente esaltante dell’aria del moscone, fredda e glacialmente comica la thatcheriana Opinione Pubblica di Romina Tomasoni, meno espressivo l’Orfeo di Blagoj Nacoski.
Potente il Coro del Maggio Musicale Fiorentino, estremamente calato nei panni della massa in rivolta contro quel Dio tanto ipocrita, amara rappresentazione dei potenti e politici attuali.
Una prova di coraggio e critica d’indubbia forza e impatto: e la speranza è che il miracolo di Offenbach torni a compiersi.
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condivido tutto l’articolo… (non ho amato particolarmente però la prestazione del corpo di ballo un po’ sotto tono a mio avviso).
Ma la cosa che mi ha colpito di più è: MA COME VI è VENUTA A MENTE LA THATCHER?… era chiaramente ispirata alla Merkel l’opinione pubblica!!!
Caro Andrea, condivido il giudizio sul corpo di ballo: poco coordinato e un po’ approssimativo oserei dire. Per quanto riguarda l’Opinione Pubblica, direi piuttosto una Thatcher dall’accento tedesco! Samantha Russotto
Spettacolo abbastanza divertente ma carente nelle voci e nella dizione: i migliori sicuramente Euridice e Aristeo, inadeguato (come più volte mi è capitato di sentire anche in altri ruoli) Orfeo.
Anche se continuo a preferire la versione francese.
Periclitante il corpo di ballo: colpa delle poche prove funestate dalla pioggia ? Ho visto seconda recita.