La Sonnambula di Bellini firmata Giorgio Barberio Corsetti

Fino al 3 marzo è in scena al Teatro dell’Opera.

La bacchetta orchestrale è donna: quella di Speranza Scappucci, ormai nota per la sua grinta al femminile che la contraddistingue dal suo primo apparire sul podio operistico romano: garanzia di ottima resa musicale. In proscenio in miniatura una cameretta. All’apertura del sipario la medesima è in macro con balaustre a mò di terrazzo su comò e scrittoio e quindi popoloso di interpreti e coristi. Questi ultimi ben diretti, altra garanzia del melodramma della capitale da Roberto Gabbiani.

Il paese è pronto alle nozze fra Elvino ed Amina, un’orfana allevata dalla mugnaia Teresa. Non contenta è Lisa, il soprano Valentina Varriale, che ha incantato per i suoi gorgheggi la platea, diplomata “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma, anch’essa innamorata del giovane possidente, su citato e pertanto schiva alle avances di Alessio, un altro giovane del villaggio. Questo invero è di difficile percezione nella scenografia e nella regia di Giorgio Barberio Corsetti, già noto ai melomani del Costanzi per le interpretazioni rocambolesche di classici d’opera. Solo i costumi, dei popolani ben fatti e a firma Felice Romani, molto contestuali al libretto di Felice Romani lo riecheggiano.

Amina, è sonnambula e la brava Jessica Pratt, talora a voce sopranile fievole, si trova nella stanza del Conte Rodolfo, interpretato dal basso molto gradito alla platea del Teatro dell’Opera Riccardo Zanellato, invero interprete valido dalla possente voce. A sua insaputa viene colta nel lettone del nobile. L’innovativa trovata di sceneggiatore e regista è far campeggiare il talamo, imponente, in mezzo al palco arricchito di pupazzi/fantocci un po’ incubo, echi di feticci sacrificali, inimmaginabili in così romantica storia. Questo induce Elvino a rompere il fidanzamento.

La promessa sposa si confida con la mamma, il mezzosoprano Reut Ventorero, anch’ella diplomata “Fabbrica” Young Artist Program, quando Elvino, il tenore Juan Francisco Gatell straziato dal presunto tradimento le rinfaccia di averlo reso l’uomo più infelice tra gli uomini, strappandole via l’anello di fidanzamento. Al racconto su cosa sia il sonnambulismo da parte del Conte Rodolfo, poca credibilità dà il giovane e vira le nozze in favore di Lisa. E solo la vista di Amina in preda al disturbo che crea il libretto di Vincenzo Bellini, non sui tetti delle case, ma tra la balaustra dello scrittoio gigante, rimette a posto le cose ed il paese in festa completa le celebrazioni e la esuberante Speranza Scappucci, salita all’uopo sul palco dirige ed entusiasma anche ai saluti finali il pubblico incredulo, ma convinto da voci e cotanta bacchetta orchestrale.