Al Regio di Parma, ultima recita di Roberto Devereux per Mariella Devia

Ultima recita di Roberto Devereux per la regina del Belcanto Mariella Devia. Commosso il saluto del pubblico.

Foto di Roberto Ricci

Assistere ad uno spettacolo, e sapere di essere nella storia! Assistere a questa produzione di Roberto, ed in modo particolare all’ultima recita in cartellone, ha significato per molti di quelli presenti, salutare un pezzo di storia del Belcanto italiano: una storia importantissima. Un pubblico in delirio per diversi minuti, dopo lo spettacolo, si è stretto intorno a colei che rappresenta, per molti della mia generazione (haimé già quaranta!), la somma massima dell’interpretazione di un repertorio tanto difficile tecnicamente quanto distante ormai dal vissuto quotidiano che è il melodramma del primo Ottocento.

“Mariella Devia lascia le scene” (dopo le recite di Norma), mi hanno detto qualche mese fa… quasi non ci volevo credere, per me Mariella Devia è eterna! Solo quando lei stessa, nell’intervista pubblicata qualche settimana fa, me lo ha scandito col labiale (leggi l’intervista), allora lì ho realizzato che la notizia era vera.

Il Teatro Regio di Parma è giustamente crollato di fronte all’ultima incarnazione di Elisabetta I della Devia in Roberto Devereux di Donizetti. Il successo della serata non è stato perché il velluto della sala fosse intriso di ipocrita nostalgia dei bei tempi passati, ma perché Mariella Devia ha regalato al proprio pubblico un’interpretazione memorabile. La voce fresca, sempre impalpabile come i bagliori delle madreperle percorreva ogni angolo della partitura senza mancare un colpo. L’interprete poi si è dimostrata eccellente come sempre è stata: mai soverchia, sempre raffinata dando il giusto peso ad ogni parola. Una vera regina.

Foto Roberto Ricci

Spesso abbiamo letto di certa critica che ha sempre stigmatizzato la signora Devia di eccessivo riserbo: non solo nella vita privata, ma anche in scena. Mi chiedevo allora, e mi chiedo ancora, cosa si volesse cercare di più: forse un registro di petto che non ha, magari cercando di ingrossare un timbro che per natura è esile? Forse si cercava qualche suono gutturale in più per dare un senso di “parola vera”? Forse si volevano i colpi di glottide di altre? O che, cantando le varie Amina, Lucia o Elvira si sentisse il brivido di una Brunilde? O forse si è semplicemente  preteso sempre troppo da una musicista che ha dimostrato di dare il massimo in ogni produzione? Oggi tutti osannano il “miracolo” Mariella Devia: ma qui di miracoli ce n’è ben pochi, anzi nessuno. Qui c’è solo intelligenza artistica e studio: quello di una musicista, condotto con dedizione e continuità

Seguo Mariella dall’età di quindici anni e in tutto questo tempo l’ho seguita in varie città e ruoli. In nessuna occasione ho visto la concentrazione interpretativa di Mariella Devia scollata da ciò che il compositore chiedeva alla sua voce.  Mai ho sentito il soprano essere “lontana” e “fredda” rispetto a quello che faceva o cantava, non ho mai trovato la benché minima traccia di “noia” o di “mestiere” in quello che ho sentito e visto; anzi, se amo l’opera oggi (io come molti altri) lo devo molto proprio a lei. Solo quando le è stata data l’opportunità di affrontare ruoli che da un punto di vista interpretativo richiedevano sicuramente più impegno – Norma in primis – ha dato prova che di “freddo” non c’era proprio nulla chiudendo così parecchie bocche. Il limite certo non è mai stato la voce, perché la sua voce ancora oggi non conosce limiti.

Bello vedere poi la signora Devia essere attorniata, in un’occasione così particolare, da colleghi come Sonia Ganassi alla quale è legata non solo da una autentica stima reciproca ma anche da una bella amicizia. Il mezzosoprano reggiano ha sostenuto benissimo il ruolo di Sara. Grazie al timbro particolare e l’emissione morbidissima unita ad una interpretazione sempre molto partecipe, Sonia riesce a creare di un personaggio pur così modesto, in termini di durata, una degna co-protagonista e rivale. Il ruolo della duchessa di Nottingham si rivela assai insidioso proprio perché la brevità non farebbe pensare ad un grave cimento: al contrario la parte è molto acuta e richiede un magistero vocale, nonché scenico, di prima classe: cosa che alla signora Ganassi non manca assolutamente.

Sonia Ganassi e Stefan Pop
Foto Roberto Ricci

Accanto a due regine di tanta levatura era difficile trovare una controparte maschile di altrettanto lignaggio, ma le cose sono andate abbastanza bene. Nel ruolo del titolo ha dato una bellissima prova il tenore Stefan Pop. Il colore della voce é luminoso e corposo a cui non manca uno squillo squillo eroico; tuttavia scenicamente è piuttosto anonimo e rigido. Accanto a lui, buona la prova del baritono nei Nicola Vitale: il timbro ricchissimo e la voce generosa unita alle indubbie doti attoriali creano un Duca di Nottingham di grande efficacia, peccato per alcune incertezze nella gestione dei passaggi più scoperti vedi il  finale della lunga cabaletta “Qui ribelle ognun ti chiama”.

Ottime poi le prove di Matteo Mezzaro nei panni di Lord Cecil, Ugo Guagliardo in Sir Gualtiero Raleigh. Completavano il cartellone Andrea Coglio e Daniele Cusari.

Buonissima la prova del coro del Regio di Parma istruito da Martino Faggiani mentre l’Orchestra dell’Opera Italiana non sempre rispondeva agli intenti di Sebastaino Rolli che dirigeva partecipe e con tempi serrati dando vita ad una lettura dinamica, sempre volta a sottolineare le pieghe del canto non coprendo mai le voci.

Lo spettacolo è quello già molto ammirato a Genova per la regia “gotica” di Alfonso Antoniozzi che nella sua semplicità riesce a cogliere alla perfezione gli intrecci psicologici dei personaggi. Discreto e funzionale l’impianto scenico disegnato da Monica Manganelli ed eccellenti i costumi di Gianluca Falaschi. Nel complesso comunque uno spettacolo interessante che ha il pregio di saper raccontare una storia.

Come detto il pubblico ha decretato il successo di una serata che resterà segnata nella storia della lirica in Italia e non solo.

PANORAMICA RECENSIONE
Regia
Direzione
Solisti
Coro
Orchestra
Scenografia
Costumi
Pubblico
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al-regio-di-parma-ultima-recita-di-roberto-devereux-per-mariella-deviaROBERTO DEVEREUX <br>o il Conte di Essex <br>Tragedia lirica in tre atti. Libretto di Salvadore Cammarano, dalla tragedia Elisabeth d’Angleterre di Jacques Ancelot <br>Musica <br>GAETANO DONIZETTI <br>Revisione a cura di M. Parenti <br>Casa Ricordi srl, Milano <br>Personaggi Interpreti <br>Elisabetta, regina d’Inghilterra MARIELLA DEVIA <br>Sara, duchessa di Nottingham SONIA GANASSI <br>Roberto Devereux, conte di Essex STEFAN POP <br>Il Duca di Nottingham SERGIO VITALE <br>Lord Cecil MATTEO MEZZARO <br>Sir Gualtiero Raleigh UGO GUAGLIARDO <br>Un paggio ANDREA GOGLIO <br>Un familiare di Nottingham DANIELE CUSARI <br>Maestro concertatore e direttore <br>SEBASTIANO ROLLI <br>Regia <br>ALFONSO ANTONIOZZI <br>Scene <br>MONICA MANGANELLI <br>Costumi <br>GIANLUCA FALASCHI <br>Luci <br>LUCIANO NOVELLI <br>Maestro del coro <br>MARTINO FAGGIANI <br>ORCHESTRA DELL’OPERA ITALIANA <br>CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA <br>Allestimento del Teatro Carlo Felice di Genova <br>In coproduzione con Teatro Regio di Parma, Teatro La Fenice di Venezia <br>Spettacolo con sopratitoli