“Antigone” di Valeria Parrella all’Arena del Sole di Bologna

Dal 26 febbraio al 3 marzo nella Sala Grande dell’Arena del Sole, va in scena Antigone di Valeria Parrella, regia Luca De Fusco, con Gaia Aprea, Anita Bartolucci, Fabrizio Nevola, Giacinto Palmarini, Alfonso Postiglione, Nunzia Schiano, Paolo Serra, Dalal Suleiman, scene Maurizio Balò, costumi Zaira de Vincentiis, disegno luci Gigi Saccomandi, musiche originali Ran Bagno.

Per l’edizione 2012 del Napoli Teatro Festival Italia, Luca De Fusco ha commissionato a Valeria Parrella, scrittrice tra le più interessanti del panorama letterario italiano, la drammaturgia originale di questa Antigone, che dopo il debutto al Festival Italia e le rappresentazioni al Teatro Mercadante di Napoli, inizia la sua tournée proprio dall’Arena del Sole.

Non una modernizzazione né tantomeno una nuova traduzione della tragedia sofoclea – l’opera classica più riscritta di tutti i tempi – ma una rilettura del mito con gli occhi di oggi, che attualizza l’oggetto del conflitto, spostando il tema centrale dell’antico problema della sepoltura su un argomento molto contemporaneo e fonte di accesi dibattiti: quello dell’eutanasia come libera scelta e dell’accanimento terapeutico e riaffermando il vero nocciolo della questione: la contrapposizione tra legge naturale e legge degli uomini.

Polinice, ferito tempo prima in battaglia, da tredici anni giace fuori “le mura” dell’esistenza, tenuto in vita da un respiratore artificiale. Sua sorella Antigone, sfidando le leggi dello Stato, cerca di interrompere le cure, di “staccare la spina” per dargli degna sepoltura, subendo la carcerazione per avere contravvenuto al divieto del re di Tebe Creonte, che significativamente non viene mai menzionato col suo nome ma con quello simbolico di Legislatore.

Attraverso l’ausilio di videoscenografie dal forte impatto emotivo, la storia di Antigone viene messa in scena come un discorso sulla vita, sul coraggio, sull’autodeterminazione, su cosa significhi essere partecipi del Diritto, oggi.

Valeria Parrella conserva tutto l’impianto della struttura drammaturgica del testo e i suoi personaggi, in parte condensando la vicenda in una prosa prosciugata, ristretta, che si presenta quasi come un “concentrato di Antigone”. «Le opere della classicità – afferma l’autrice – non si attualizzano: sono già attuali. L’unico compito che si può dare chi voglia mettervi mano è quello di cercare quali siano le porte, oggi, che girano su quei cardini di sempre. Una porta possibile mi è apparsa da subito essere quella dell’accanimento terapeutico su un individuo, contro la volontà dei suoi congiunti. Mi è sembrato che in questa legge, discussa, dei nostri giorni, ci fosse un riverbero chiaro del conflitto iniziale dell’Antigone di Sofocle: il divieto di sepoltura di Polinice, un divieto imposto da una legge esterna ad Antigone e che confligge con quella sua interna. Proseguendo da lì a cascata, lungo il solco del tragediografo, altri elementi mi sono parsi di grande contemporaneità, come fossero stati scritti per potersi ridiscutere a ogni epoca: la carcerazione che è come morte in vita (qui raccontata con una compagna di cella, una detenuta che dialoga con Antigone), e il suicidio, come atto consapevole. Tutti temi che ruotano intorno ai dubbi della bioetica e alla ricerca di una teoria che li raccolga, li chiarisca, e da cui possa nascere una nuova legislazione».

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