Tripudio per Don Chisciotte alla Scala

Il famoso balletto di Minkus del 1869 ispirato al bizzarro cavaliere della Mancia firmato Nureyev affascina nuovamente Milano

[rating=4] Il famoso balletto di Minkus del 1869 ispirato al bizzarro cavaliere della Mancia riscuote l’ennesimo tripudio di pubblico.

Scritto su commissione del Teatro Bolshoj, con le coreografie di Marius Petipa, il balletto di Ludwig Minkus visse successivamente alterne fortune e frequenti modifiche nella partitura, nel libretto e soprattutto nella coreografia. La versione in scena alla Scala dal 1980, inaugurata niente meno che dalla coppia Fracci-Nureyev, è quella approntata dall’intramontabile ballerino sovietico, sugli adattamenti musicali di John Lanchbery.

Del Don Chisciotte di Cervantes restano ben poche rimembranze. Il cavaliere velleitario e il suo fido e buffo scudiero Sancho Panza sono solo il pretesto per affrontare una storia ben più tradizionale nel mondo della danza: l’amore tra i giovani Basilio e Kitri ostacolato dal ricco  Gamache e da Lorenzo, il padre di Kitri. Le peripezie dei giovani, inseguiti da Don Chisciotte, trasportano il pubblico dalla piazza di Barcellona ad un accampamento gitano, fino ad una oscura selva, occasione per un classico ballet blanc, prima del finale a Siviglia.

© Teatro alla Scala / Brescia & Amisano

Il Don Chisciotte di Nureyev si presenta come un balletto affollatissimo e senza posa. Le scene mimate, i balli d’insieme e di linea, i passi a due e a tre e gli assoli si susseguono inanellandosi continuamente, conservando continuità e tensione. Da notare che, caso rarissimo, il protagonista eponimo non compie nemmeno un passo di danza, essendo interpretato nel ruolo da un mimo, mentre il fuoco dell’azione coreografica è sempre incentrato sulla coppia Basilio Kitri. Il colore generale dello spettacolo è dunque una commistione di serio e comico, amore travagliato e mascherata scanzonata.

Scene e costumi sono ripresi dagli originali da Raffaele Del Savio e Anna Anni. Realismo e raffinatezza sono gli elementi dominanti, in un allestimento ancoratissimo ai fasti del ‘900. Il gusto dell’innovazione nureyeviana si perde sotto la coltre di una produzione ormai datata e  va riscoperto nei dettagli dei passi e delle espressioni e nelle sagaci interpretazioni coreografiche dei passaggi musicali. L’ambientazione evocativa situa la vicenda in una Spagna folkloristica e fiabesca, precisamente individuata dagli elementi tipici della simbologia: i toreador, il flamenco, i mulini, le nacchere, ecc.

Ottima prova del maestro David Coleman, ormai un abitué della stagione di balletto scaligera. Direzione impeccabile, accurata e in perfetta simbiosi con il palcoscenico, per un equilibrio delizioso tra esecuzione musicale e passi di danza, senza mai perdere il filo delle melodie e dei fraseggi e la precisione dei colori e delle armonie.

Applausi accorati per il Corpo di Ballo, diretto da Mauro Bigonzetti. I danzatori del Piermarini hanno dato ennesima prova delle loro innumerevoli potenzialità in coreografie di gruppo, con passi accademici e movimenti più sperimentali, impeccabilmente eseguite. Il risultato al colpo d’occhio ha riscosso il tripudio di sala.

© Teatro alla Scala / Brescia & Amisano

Molto bene tutti i ballerini solisti della recita del 24 marzo cui abbiamo assistito. Marta Gerani, Christelle Cennerelli, Martina Arduino, Massimo Garon, Antonina Chapkina, Serena Sarnataro, Angelo Greco, Emanuela Montanari, Deborah Gismondi, Giuseppe Conte, Caroline Westcombe, Maria Celeste Losa.

Divertenti, convincenti, veri e propri anfitrioni i quattro mimi che forniscono il pretesto alla trama: Don Chisciotte di Luigi Saruggia, Sancho Panza di Salvatore Perdichizzi, Lorenzo di Matthew Endicott e Gamache di Marco Messina. Impegnati in numeri di pura teatralità con la stessa disinvoltura esibita in scene quasi danzate: bravi davvero!

Eccezionale la coppia Kitri-Basilio impersonata da Alessandra Vassallo e Antonino Sutera. Ballerini che abbiamo già più volte apprezzato negli altri spettacoli della stagione e che non cessano di soddisfarci. Ottimi sotto tutti gli aspetti, tecnica ineccepibile ed espressività prorompente, nella parte di due giovani e appassionati amanti che si cimentano in passi di notevole difficoltà virtuosistica. I due artisti scaligeri hanno retto il difficilissimo paragone con la coppia protagonista della prima rappresentazione Leonid Sarafanov-Nicoletta Manni (che ha sostituito all’ultimo Alina Somova).

Lo spettacolo ha riempito la sala della Scala fino all’ultima recita, guadagnando ogni serata l’applauso caloroso e convinto del pubblico.

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