
[rating=4] Opera Notturna, questo il titolo di un assolo danzato che indaga l’altro da sè, dal tramonto all’alba. Cinquanta minuti per esplorare la notte: movimenti esatti, intensi, scanditi da una musica che incalza e misura, senza pace, quasi ossessiva.
Nell’ambito della rassegna itinerante Dotline 2013 e presentato da Versiliadanza, debutta in prima nazionale lo spettacolo di Samuele Cardini, danzatore e coreografo toscano, con alle spalle numerose, significative collaborazioni.
“Una notte dove si perdono corpi e oggetti” così è la notte, la sua notte, popolata da ricordi, emozioni, pensieri, nella quale protagonista è anche e soprattutto la solitudine, con le proprie luci e ombre, con la propria constatazione. Cos’altro potrebbero rappresentare se non questa le due giacche abbandonate sul palco vuoto? Ambigue ed enigmatiche; un mezzo lasciato e ripreso dal danzatore impegnato in una sorta di serratissimo dialogo interiore, di ricerca tesa all’essenziale, di evoluzione personale, esercizio che richiede, inevitabilmente, anche la perdita di sè. Ecco allora un pensiero che si fa vivo, un ricordo che si fa carne, un’intuizione. Il corpo è dominato dalla memoria, scosso e attraversato da pensieri e ricordi lontani, dalle sensazioni che riaffiorano improvvise, potenti, travolgenti. Si muove vitale, i muscoli tesi; la mente vaga, rievoca, e il corpo segue. “Notte non definita, ma liberamente immaginata” è un percorso privato quello notturno, dove ci si incontra più profondamente che alla luce.
Tantissimi gli artisti che hanno esplorato lo spazio del buio: nella notte si ritrova la lucida follia di Sarah Kane, il romanticismo dei poeti, la paura, la riflessione, è lo spazio dai confini incerti, lunare e non mortifero, dove comunque si manifesta la vita, dove il ricordo si anima.
Ma è in una zona franca, che forse non è notte ma nemmeno giorno, che la mente così parziale fra le sue nebbie “lascia andare”, smette di lottare e determina lo scioglimento, un momento di spettacolo bellissimo, estatico, luminoso.