
[rating=4] iTMOi, acronimo di In The Mind Of Igor, segna il centenario del debutto de La Sagra della Primavera; balletto iconoclasta con musiche di Igor Stravinskij e coreografia di Vaslav Nijinskij, che ha scatenato una rivolta alla sua prima performance e che nel 1913 ha cambiato il mondo della musica, in soli trenta minuti.
Dopo due anni di assenza, il coreografo Akram Khan, torna nella capitale italiana durante il Festival Equilibrio, con un lavoro, quello di iTMOi, complesso, ambizioso e irregolare, con all’interno alcune immagini guida. Questo si apre con il suono di una campana che suona più e più volte e una sorta di predicatore che emettendo delle grida, narra la storia biblica di Abramo: la sua volontà di sacrificare il figlio Isacco, e l’intervento con cui esso stesso provvede a catturare un montone in un cespuglio, come corpo sacrificale in sostituzione del suo discendente.
Da qui la musica cambia, a tratti somiglia ad un ago del grammofono bloccato nel solco di un vinile, a tratti ad una preghiera religiosa, Kyrie Eleison, o a dei continui “beep” di un camion in retromarcia.
Tutto ciò è risultato del lavoro dei tre compositori Nitin Sawhney, Jocelyn Pook e Ben Frost, che orchestrano suoni brutali giustapposti a dolci melodie, e introducono cacofonie del suono. In tutto ciò il fumo si alza da terra e il cast di ballerini internazionali, con formazione variegata, si lancia sul palco con balli di gruppo compulsivi.
Il coreografo fa propria la struttura di base de La sagra, il ciclo della vita e della morte, l’amore e la violenza rituale e ricorre all’energia e alla complessità della partitura per esplorare la “violenza” del processo creativo stesso, con il movimento perpetuo e concentrato tra la creazione di schemi e la loro rottura. Tradizione, convenzione, fede, e i loro rituali danno ordine e struttura alle nostre vite, ma il principio che anima l’universo rimane il caos.
La scenografia di Matt Deely è semplice ma suggestiva, così come pregnante è l’illuminazione di Fabiana Piccioli che crea giochi di luci ed ombre che portano il pubblico tra immaginazione e realtà; astratto e narrativo, conscio e inconscio si incontrano diventando un tutt’uno con la danza.
La struttura coreografica è costruita attorno a personaggi chiave che tracciano una linea sottile tra fervore e follia trasmesse con la violenza a tratti anche sensuale dei gesti ripetitivi, sulla raffinatezza ritmica della danza Kathak e della musica di Stravinskij.
iTMOi non ha il ritmo serrato di DESH, precedente lavoro di Akram Khan, è un lavoro più tortuoso, fratturato e ritmicamente dissonante, permeato dal caos che trascina lo spettatore in un vortice creativo: quello da cui nasce l’arte.