Luoghi Comuni di Marco Ugolini e Mario Gomes

[rating=2] Venerdì 28 novembre al Cinema Reposi di Torino, all’interno del programma del Torino Film Festival, è stato proiettato “Luoghi Comuni”. Il film, anzi il documentario, viene definito dai registi stessi portrait documentary, ritratto in forma di documentario di Paolo Virno, filosofo italiano attualmente docente di Filosofia del Linguaggio nell’Università di Roma Tre. I due registi sono Marco Ugolini, grafic designer e Mario Gomes, artista e musicista portoghese, entrambi non estranei alla telecamera poiché utilizzano il video come mezzo per i loro progetti artistici attraverso opere di video art.

Questo documentario non convince fino in fondo ma non tanto per la scelta del protagonista. Virno lancia degli interessanti spunti di riflessione nelle sue “digressioni filosofiche”, si fa portavoce di stimolanti momenti di ontologia del presente, cioè di critica e di interpretazione di categorie storiche di questo periodo. Per esempio, seduto nelle poltrone di un teatro, ci spiega come oggi ogni tipo di lavoro produca valore sotto forma di discorsi, di atti di comunicazione e non di oggetti, o delucida sul male peggiore dei techno party, che non è il male che costituiscono per la salute ma la noia che producono. Virno convince perché riesce a parlare al pubblico in maniera scorrevole e mai forzata, brillante ma comprensibile, spesso con una simpatica dose di autoironia che lo rende piacevole e sciolto anche dietro ad una telecamera.

E’ la coerenza generale del documentario che regge poco. Se Virno aveva il compito di mettere la base (i discorsi e le riflessioni in grado di cambiare il modo di guardare a certi oggetti del mondo e a certi stati di cose), i due registi avevano il compito tradurre il suo pensiero filosofico in immagine, vista anche la loro provenienza artistica. Buona l’idea di fare le interviste nei luoghi comuni della città di Roma (lo zoo, una rosticceria, l’Università), creando una corrispondenza fra il titolo, la spiegazione del significato originale di “luogo comune”che Virno dà nel primo fotogramma riprendendo le parole di Aristotele nel II libro della Retorica e l’ambientazione delle riprese appunto. Ma i giochi di rimandi, di metafore e di dialogo fra l’elemento parlato e quello visivo del documentario sembrano morire nell’intuizione di questo incipit.

Luoghi Comuni di Marco Ugolini e Mario Gomes

Oltre a uno stile narrativo poco curato lo spettatore esce dalla sala con un ritratto confuso e contraddittorio di Virno, e non in senso buono. Una piccola premessa storica per fare luce sul passato di Paolo Virno.

Paolo Virno non è solo un filosofo e semiologo contemporaneo ma è stato anche membro nella seconda metà degli anni ’70 del movimento Potere Operaio, gruppo della sinistra extraparlamentare di quegli anni e membro della redazione della rivista Metropoli, giornale intellettuale e di politica che voleva fornire gli strumenti per una lettura critica del decennio che stava iniziando, quello degli anni ’80. La collaborazione a questa rivista cambia la vita di Virno nel giugno del 1979. Pochi mesi prima, il 7 Aprile 1979, per reato di associazione a delinquere, venivano arrestati i principali esponenti di Potere Operaio. L’accusa sostanzialmente era di aver organizzato, diretto e aiutato la nota associazione Brigate Rosse. Tale processo prese il nome di “7 Aprile”.
Su Metropoli scrivevano alcuni intellettuali imputati in questo processo e dopo l’uscita del primo numero, che denunciava tale operazione poliziesca, la redazione fu accusata in blocco di costituire banda armata. Virno insieme agli altri fondatori e collaboratori fu arrestato. Dopo tre anni di carcere e due di arresti domiciliari le accuse caddero quasi tutte nell’appello del 1987. A quasi dieci anni dall’arresto Virno si vide completamente assolto.

Il film inizia proprio con alcuni fermo-immagine dell’edificio in cui si svolse il processo con la registrazione della deposizione di Virno in sottofondo: la sua voce giovane risuona con forza e decisione, egli non vuole solamente essere assolto dalle accuse, ma vuole vedere riconosciuto come legale e legittimo, come costituzionale, il suo impegno politico. Dopo questo incipit la vicenda politica viene percepita come forza concentrica della narrazione del protagonista, se non del film. Tuttavia non viene fornito un quadro chiaro degli eventi, Virno stesso scoraggia l’interpretazione della sua azione come decisiva del movimento Potere Operaio e anche l’indagine giornalistica si limita alla presentazione di qualche Manifesto dell’epoca che titolava l’arresto della redazione di Metropoli. Insomma, se anche Virno potrebbe sbagliare a percepirsi un personaggio non decisivo di Potere Operaio, Gomes e Ugolini non forniscono un contraddittorio che regga.

Al momento di uscire dalla sala la sensazione è quella di aver perduto l’occasione di fare un lavoro che prometteva molto bene.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here