Miss Marx di Susanna Nicchiarelli

Il cinema italiano sta risorgendo

Pur essendo una co-produzione Italo-belga, dobbiamo essere fieri di applaudire il bellissimo film della regista italiana Susanna Nicchiarelli perché non ha nulla a che invidiare in confronto alle colossali produzioni internazionali (americane in particolare) e ci fa ben sperare sulla ripresa del nostro cinema (assieme ad altre pellicole piuttosto recenti come il Pinocchio di Matteo Garrone o l’horror semi-indipendente The Nest…).

In questo biopic infatti, niente è fuori luogo e niente ci fa pensare di trovarci di fronte ad un film che soffre i vincoli territoriali come invece spesso succede nella maggior parte delle pellicole nostrane degli ultimi decenni dove si abusa di attori- personaggi presi a prestito dal cabaret o dall’avanspettacolo, dove il riferimento a molte situazioni non è intellegibile al di là dei confini nazionali e dove la recitazione lascia quasi sempre, molto a desiderare…

La protagonista Romola Garai, che interpreta Eleonor, la figlia di Karl Marx, ci offre una grandissima interpretazione degna delle migliori attrici holliwoodiane. I sentimenti del personaggio travalicano il volto anche senza bisogno delle parole ed arrivano diretti al cuore dello spettatore, il quale non può far a meno di empatizzare con questa “Miss Marx” così umana e così vera. Una donna che ha fatto la storia; ma se da un lato ha combattuto affinché si diffondesse il pensiero socialista, ha lottato a favore dei lavoratori ed ha posto le basi per l’emancipazione femminile, dall’altro si è lasciata sopraffare dai sentimenti non discostandosi troppo dalla figura di donna sottomessa all’uomo, tipica di quegli anni e di tutti i secoli a lei precedenti.

A tal riguardo ritengo un ottima scelta registica la messa in scena meta-spettacolare, del testo teatrale di Ibsen “Casa di bambola” che costituirà una sorta di preludio all’evoluzione/involuzione del rapporto familiare della protagonista.
Ma questa è soltanto una delle tante note positive di una regia impeccabile.
In tutto il film ci sono infatti dei bellissimi e ben studiati movimenti di macchina; le riprese dall’alto non servono tanto a lirizzare un momento, quanto a farci vedere una situazione da un altro punto di vista, esattamente come diverso era il punto di vista di Eleonor Marx nei confronti della élite dominante. Ma se al discorso politico viene affidata questa modalità espressiva, al lato umano – sentimentale della protagonista viene preferita una parabola discendente e restrittiva del campo visivo: così si passa da un bellissimo e solare campo lungo in cui i protagonisti agiscono su di una spiaggia deserta che ha connotati stranianti e paradisiaci, all’oscurità dei primi piani o dei dettagli degli oggetti che porteranno a compimento la storia.

A mio avviso sono inoltre bellissime le sovrapposizioni delle immagini di finzione con le fotografie d’archivio dei movimenti operai e, sempre rimanendo in tema di regia, non si possono non menzionare le immagini non convenzionali in cui Miss Marx espone il suo programma politico parlando contemporaneamente tra sé (secondo la diegesi del film) ma interpellando direttamente lo spettatore in sala con un pronunciato, lungo e voluto sguardo in macchina che contraddice (per fortuna) tutti i dettami del cinema classico.
Ma del resto, quello della Nicchiarelli è un film di ispirazione “punk” o “post punk” come ci suggerisce anche l’ottima colonna sonora che alterna pezzi riadattati di musica classica a vere e proprie esplosioni di ritmo che trovano la loro apoteosi nella scena in cui Miss Marx, che si è appena fatta d’oppio, balla e canta un pezzo [di genere punk] che non dovrebbe essere nella diegesi del film ma che tuttavia, lei sente come se lo fosse; come se uscisse dal suo cervello grazie alla droga che la proietta in avanti per più di un secolo (arrivando ai giorni nostri quando per l’appunto il brano è stato scritto).

Trovo ben ideata questa attualizzazione in chiave moderna, grazie alla musica, di un personaggio rivoluzionario come quello di Eleonor Marx, non solo per il personaggio in sé, ma anche perché dona brio alla pellicola e lo spettatore si trova a ricevere questi piacevoli “schiaffi sonori” inaspettati che servono anche a mantenere viva la sua attenzione.
Prima di concludere infine, mi sento in dovere di spendere un altro applauso ai reparti scenografia, trucco e costume: niente è lasciato al caso, la cura maniacale dei particolari conferisce ancor maggior credibilità alla storia, ne esalta i processi immedesimativi e delizia lo sguardo dello spettatore che finalmente ha la certezza di trovarsi di fronte ad un film di altissimo livello.

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