
Al 68esimo Festival di Cannes l’Italia resta delusa: i tre registi in nomination Nanni Moretti con “Mia madre”, Matteo Garrone con “Il racconto dei racconti” e Paolo Sorrentino con “Youth –La giovinezza”, non hanno ricevuto alcun premio.
«Non avevamo premi per tutti», dichiarano i fratelli Joel ed Ethan Coen, presidenti della giuria [fonte ANSA, n.d.a.], ma nonostante non siano stati premiati, i tre registi hanno davvero impressionato il pubblico.
Il Festival ha visto dunque vincitori ben altri nomi. Eccoli di seguito:
- Palma d’oro a Jacques Audiard per il film “Dheepan”;
- Grand Prix: Laszlo Nemes per “Il figlio di Saul”;
- Migliore regia: Hou Hsiao-Hsien per “The Assassin”;
- Migliore sceneggiatura: Michel Franco per “Chronic”;
- Migliore attrice: ex aequo Rooney Mara per “Carol” di Todd Haynes e Emmanuelle Bercot per “Mon Roi” di Maiwenn;
- Migliore attore: Vincent Lindon per “La Loi du Marché” di Stephane Brizé;
- Premio della Giuria: “The Lobster” di Yorgos Lanthimos;
- Camera d’or: “La tierra y la sombra” di César Acevedo;
- Palma d’oro al cortometraggio: “Waves 98” di Ely Dagher.
Nonostante l’amaro rientro da Cannes, è dovere -e piacere- fare le congratulazioni ai nostri registi, che hanno realizzato pellicole eccellenti, che consiglio assolutamente di vedere, per le tematiche (in particolare “Mia madre”), per la delicatezza (“Youth- La giovinezza”) e per la tecnica, la sofisti catezza dei dettagli e l’originalità. Su questo punto mi soffermerei in particolare sul film di Matteo Garrone, “Il racconto dei racconti”. Il film si ispira liberamente a tre racconti di Giambattista Basile La regina, La pulce e Le due vecchie, tratti dalla raccolta di fiabe “Lo cunto de li cunti”, pubblicata postuma tra il 1634 e il 1636. Nel film, Garrone intreccia le tre fiabe tra loro, dando unicità all’intera narrazione. Nonostante si tratti di racconti seicenteschi, il regista riesce a marcare e ad attualizzarne la morale, mostrando in maniera fortemente grottesca, i principali vizi umani e le loro conseguenze nella vita, dalla vanità, alla cupidigia, all’egoismo, etc.
Il racconto dei racconti si distacca certamente dai generi e dallo stile italiano che impazza da molto tempo nel nostro Paese, confluendo in parte nello stile fantasy hollywoodiano (tra l’altro spicca la grande interpretazione di Salma Hayek e le mirabili musiche di Alexandre Desplat), grazie ai dettagli tecnici di regia e ai sontuosi costumi, ma donandogli il tocco tutto nostro nelle scenografie (le scene sono state girate nel sud Italia) e nei toni della recitazione, che ovviamente, è l’elemento fondamentale per la riuscita di un film come questo. Garrone riesce a raccontare un mondo di favola che esiste e perdura nelle nostre tradizioni, nel nostro folklore e in generale, nel nostro popolo. Garrone ci fa amare il nostro Paese e la nostra cultura … ancora e sempre di più