
L’occasione fa il regista! Rai Cinema, ha avuto la felice idea ideare un progetto “Web Movies”, costituito da una serie di dieci lungometraggi pensati per la rete, per rivalutare il talento giovanile, affidandosi appunto a questi intraprendenti giovanotti, che hanno realizzato – ognuno con uno stile diverso – alcuni film, visibili sul sito e sul canale Rai di YouTube. Una bella pubblicità per l’azienda e un buon punto di partenza per i ragazzi. A parte gli altri film, uno in particolare mi ha colpito. Andare via è il lungometraggio d’esordio del giovane regista romano Claudio di Biagio. Si parla di una co-produzione Rai Cinema e la casa di produzione cinematografica indipendente bresciana 5e6 (quest’ultima ne ha curato la produzione esecutiva), con il sostegno della Fondazione Sardegna Film Commission (anche se il film è ambientato quasi tutto su una barca a vela, la storia è ambientata nella provincia di Sassari), con il contributo di UISP.
Passiamo dunque alla sinossi: Marco (Matteo Quinzi) è un trentenne in cura da uno psichiatra perché affetto da attacchi d’ira improvvisi. Il giovane si unisce a una gita per persone con disagio mentale. L’escursione si svolgerà nel mare della Sardegna, su una barca a vela chiamata Andarevia. Il gruppo è composto da Eva (Sara Lazzaro), affetta da problemi di amnesia, Stefania (Patrizia Volpe), afflitta da rupofobia (paura dello sporco), Pablo (Andrea Vergoni), un anziano con problemi di comunicazione e Valerio (Alessandro Calabrese), un giovane uomo disturbato e chiuso in se stesso. I passeggeri dell’Andarevia si dovranno confrontare con una serie di difficoltà: ognuno sarà chiamato a relazionarsi con il disagio altrui e ad affrontare il proprio concetto di diversità.
Guardandolo, l’idea iniziale che avevo è rimasta: tecnicamente è piuttosto buono, il ritmo del tema musicale riprende molto bene l’effetto ossessivo che probabilmente il regista voleva ottenere, trattandosi di persone con vari disturbi psichici e ossessivo – compulsivi; la storia è curiosa, ti fa sicuramente riflettere su diverse realtà, sulla normalità – d’altra parte, oggigiorno, cosa significa “normalità”? – e quant’altro si voglia far uscire fuori. In questo senso, mi ricorda moltissimo un vecchio film del 2001 con Claudio Amendola Sottovento!, davvero molto simile, dato che anche lì la storia riguardava dei ragazzi con problemi di varia natura che si trovano a fare un’esperienza in barca a scopo terapeutico, affrontando i loro problemi e interagendo tra di loro, al fine di instaurare profondi rapporti umani. Forse, è con questo pensiero in mente, che avrei onestamente preferito uno sviluppo diverso della trama. Più che un thriller è semplicemente un film drammatico, con un finale in cui non vediamo Marco, il protagonista principale, evolversi dopo questa avventura, perciò non lo definirei un film con il solito happy- ending e questo gioca a suo favore, anche se sospettiamo che il personaggio possa da lì ricominciare da zero e possiamo quindi affermare che il film possa avere un potenziale finale aperto. Andare via poteva dare di più, come esordio non fa male a nessuno, ma niente di più di questo, nonostante gli attori tutti molto bravi, in particolare Matteo Quinzi, Alessandro Calabresi e Patrizia Volpe.
Tuttavia, apprezzo l’idea della Rai e il grande impegno di Di Biagio e gli auguro di continuare così con i suoi prossimi progetti e di migliorarsi sempre più.