La donna nella forma orginale e primitiva del serpente è “Lulu” di Alban Berg a Roma

Al Teatro dell’Opera per la regia di William Kentridge.

Musica dodecafonica, espressionismo, vocalità a flusso continuo, assenza di arie tradizionali e melodie orecchiabili, nell’opera di oltre ottant’anni fà di Alban Berg,  allievo di Arnold Schönberg,  la cui tecnica armonica ne è espressione.  Canoni, ariosi, duettini, cavatine, ma fondamentale è lo spessore drammaturgico cui l’orchestrazione musicale avvolge il fatto in scena. Un’eccelsa coproduzione con il Metropolitan di New York, l’English National Opera di Londra e De National Opera di Amsterdam. Manca al pubblico romano dal 1967/68. Una platea bigotta l’ha tenuta lontana dai palchi della Capitale sin da allora.

Gli animali sono i protagonisti in scena e in particolare il serpente, Lulu la donna nella forma orginale e primitiva: il domatore nel prologo lo introduce. Una straordinaria Agneta Eichenholz è la voce. Un soprano leggero, cui è richiesto un registro molto ampio e la capacità di ascendere ad acuti molto elevati e di tenerli a lungo. Una bella sfida. Un pittore dipinge Lulu, in costume da Pierrot e la corteggia ma sopraggiunge il marito che non regge al colpo e muore. Stupisce la freddezza della protagonista,  nel cambiare ormai ricca, il compagno di vita nel ritrattista appunto.

Il campanello della porta d’ingresso introduce Schigolch, un vecchio che viene a far visita a Lulu per chiederle del denaro. Trascorsi non noti della donna non svelano l’identità del convenuto sia esso il padre, od anche un amante. In effetti è il dr. Schön, che sotto mentite spoglie, cerca di celarsi e compra i quadri del pittore per dar agiatezza alla protagonista, ormai famosa ballerina del varietà. L’anziano ha una relazione con lei,  il ritrattista non regge alla verità e si uccide. Egli l’ha introdotta in teatro e cerca di ingrandire il prestigio di lei facendole incontrare un principe africano che la corteggia. Lulu danza e nel pubblico scorge il dr. Schön con la fidanzata e tornata in camerino è colta da malore.

Disegni a inchiostro nero sui fondali vengono proiettati, a mò di continuo cambio scena, a secondo del mutevole animo dei protagonisti e delle sensazioni, che è giusto creare nel pubblico e nella sequenza della vicenda. Questo il valore registico e iconografico che il regista William Kentridge ha voluto infondere all’opera. Magia e perplessità nelle grandi immagini di nudi maschili che ossessionano le scenografie di Sabine Theunissen. Notevole l’interpretazione scenica, grazie all’attenzione profusa da Luc de Wit il co-regista in un cast pregiatissimo.

Al riaprirsi della scena il dr. Schön rotto il fidanzamento è sposo della ballerina, ma la prostituta incontrerà altri amanti, la lesbica contessa Geschwitz, l’Atleta Rodrigo, con lo Studente e Schigolch. Anche il figlio dell’anziano è innamorato da sempre di Lulu. Schön è rovinato e incita la protagonista al suicidio e le offre una pistola, ma ne sarà ferito a morte egli stesso.  E di amore in amore Lulu viene uccisa da Jack lo squartatore la notte di Natale in un susseguirsi di carica sensuale ed erotica della protagonista di liaison in liaison.

Sul podio Alejo Pérez fa che la musica di Berg vinca con forza e vigoria, nello spazio scenico così decisamente caratterizzato, ma veritiero. Un pubblico attento in tre ore di spettacolo,  quattro se si includono i due intervalli premia i costumi di Greta Goiris e i cantanti tutti all’altezza,  con applausi. Curiosa è stata  la resistenza dei giovani che hanno assistito motivati e senza schiamazzi all’esperimento fuori dei canoni classici del melodramma.