Un’esilarante Tartaruga in chiave georgiana

Al Teatro Arena del Sole, a Bologna, dal 24 al 27 novembre scorso, è andata in scena la nuova produzione dell’ ERT: La Tartaruga, con la regia di Levan Tsulande.

Il regista Georgiano Levan Tsulande firma, dopo il successo di Memorie di un pazzo (da Gogol), una nuova regia con ERT, presentata all’ Arena del sole con grande successo di pubblico. Ancora una volta il regista si confronta con  un testo non teatrale, ma bensì con la novella pirandelliana La Tartaruga.

le vicende sono semplici, i temi di fondo sono legati ad una leggerezza piacevole. il signor Myshkow (Giovanni Franzoni) riceve in dono da un amico (Giusto Cucchiarini) una tartaruga, segno di fortuna, con la quale intesserà un rapporto amichevole e di tenerezza. L’arrivo in casa di questa “rugosa bestiolina” segnerà però l’inizio della peripezia, che movimenterà la piatta vita borghese, dando una svolta cruciale. Infatti quando il rapporto di amicizia tra l’uomo e l’animale è ormai consolidato, ecco che arriva l’ultimatum della moglie (Giulia Cailotto), che porrà l’uomo davanti a una decisione tremenda, ma alquanto ironico: «Se entro tre giorni la tartaruga non se ne andrà, me ne andrò io ».

La tartaruga

Le responsabilità che vengono messe nelle mani dell’ uomo non sono così banali, come potrebbe sembrare. E’ chiamato a decidere se continuare o  interrompere un matrimonio sin troppo debole, privo di passionalità e amore. Lo spettacolo riflette sulla difficoltà spesso, di prendere decisioni profonde, che possono però segnare la svolta nella vita di una persona, portandola a riprendersi il gusto di vivere e a liberarsi da pesi opprimenti.

Lo spettacolo è esilarante, concretizzato in una scena frammista di danza, scherzo, gesto, gioco, movimento, ammiccamento e seduzione. Tutti legati da ritmo e intensità gioiosa. La coppia di coniugi vive la loro silenziosa e vuota esistenza in compagnia dei figli, che però non sono mai presenti, quasi fossero fantasmi, nati da un rapporto convenzionale.

Se da un lato ci troviamo difronte ad un indeciso e molle Mister Myshkow ed a una moglie apatica ed indolente, dall’ altro il brio sulla scena è data dalla spassosa presenza di tre figure: un maggiordomo dai guanti bianchi (Massimo Scola), una cameriera dalle forme prorompenti (Roberta De Stefano) ed un giardiniere dai modi buffi(Michele Mariniello). In una tessitura scenica che ha pochissimo a che fare con la parola, con dei personaggi parodistici ed ironici, è la dinamicità che colpisce, che intriga e che con la sua simpatica prorompenza suscita grandi risate.

La tartaruga

E’ indubbiamente uno spettacolo di regia, in cui si presenta forte, curata ed attenta. Una regia che seppur nella sua semplicità costruisce qualcosa di universale, che colpisce tutti. Non è la parola a cui si vuole dar peso, ma alla scena, che con i sui linguaggi creativi, si caricano di pregnante espressività.

Con degli attori che danno grandi soddisfazioni in una scena praticabile, con porte e stanzini, da aprire, chiudere e percorrere, si ha uno spettacolo bello, divertente, che comunque offre delle riflessioni. Lo spettacolo ha una chiusura liberatoria per il signor Myshkow, che decide, dopo aver preso la palla al balzo, di ballare, rotolandosi per terra, la sua nuova libertà.