Venere in pelliccia firmata Malosti

Venere in pelliccia, di e con Valter Malosti e Sabrina Impacciatore

[rating=4] Velluti rossi, un divanetto, musica classica di sottofondo: in questa stanza chiusa siede il regista che parla al telefono e racconta della sua difficoltà nel riuscire a trovare la protagonista per la sua pièce “Venere in pelliccia”: nessuna attrice tra quelle provinate è abbastanza sofisticata, femminile, audace.

Il personaggio descritto è impersonato da Valter Malosti, che è davvero il regista di questa trasposizione dell’adattamento di David Ives del romanzo erotico datato 1870 del conte austriaco Leopold von Sacher-Masoch, da cui è stato tratto il famoso film del 2013 di Roman Polanski con protagonista Emmanuelle Seigner.

Un affascinante gioco di rimandi fin dall’inizio di questo dramma da camera ambientato in una stanza chiusa, il luogo dell’audizione, ove si presenta, ben oltre l’orario consentito, l’attrice Vanda Jordan, disposta a tutto pur di ottenere l’ingaggio per la parte della sua quasi omonima Wanda von Dunajev, giovane e bella vedova, co-protagonista del romanzo “Venus in furs” di Sacher-Masoch che si vuole portare sul palcoscenico.

L’artista provinata Vanda Jordan è Sabrina Impacciatore, l’attrice romana nota al pubblico per film di successo quali “L’ultimo bacio” e “Baciami ancora” di Gabriele Muccino, e si presenta al casting impersonando il ruolo che l’ha resa famosa, la ragazza romana, volgare e sempliciotta, che insiste per essere sentita nonostante il regista sia stanco e non ne abbia nessuna voglia, anche perchè ormai sono andati via tutti e non c’è nessuno che possa leggere la parte maschile, quella del protagonista che ha bisogno, per raggiungere l’estasi amorosa, di essere umiliato; ragion per cui la parte maschile la interpreterà il regista stesso, in questa lunga e affascinante audizione a porte chiuse.

Comincia così un gioco di teatro nel teatro, di scambi come di gatto col topo, di commistione tra realtà e finzione scenica, un ambiguo gioco di seduzione; l’attrice  -che si rivela abilissima e pare conoscere alla perfezione il testo, e non solo quello-  riesce a insinuare come il regista, che ha scelto e adattato l’opera, non possa non aver messo in quella rielaborazione parte di sè, come sempre quando si scrive, e dunque…

La storia narrata, per chi non la conoscesse, neppure intuitivamente, racconta appunto del nobile austriaco che, causa un trauma infantile, ha bisogno per amare di essere sottomesso a una donna  e cerca così di convincere l’affascinante e nobile Wanda ad essere la sua “padrona”, in un sottile e perverso gioco in cui le parti si ribaltano spesso e sorgono seri dubbi sul come stiano davvero le cose: la donna è il carnefice oppure è lei ad essere stata costretta per amore ad aderire alla volontà di chi ricerca il piacere solo in una perversione edonista?

Il regista e l’attrice si confondono con i personaggi, i personaggi si mischiano tra loro, in una strana e fascinosa alchimia  in questo luogo chiuso in cui l’intimità tra i due unici personaggi nasce e cresce fino a sviluppi imprevedibili.

– ” Lei per un bel suono si venderebbe l’anima?”

– ” Oh sì, certamente”.

Venere in pelliccia, di e con Valter Malosti e Sabrina Impacciatore

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