The secret room: tra le stanze della memoria

[rating=5] Il confine labile tra finzione e realtà, centro nevralgico del teatro pirandelliano, e motore necessario della macchina teatrale, è motivo d’indagine e perno su cui ruota il pluripremiato The secret room (in scena dal 2000) della compagnia Cuocolo/Bosetti, in scena a Pistoia fino al 18 febbraio grazie al Centro Culturale Il Funaro, dove la coppia ha residenza artistica per il mese di febbraio.

Uno spettacolo che si consuma all’interno di una casa durante una cena per dieci spettatori a replica, e che ha come maîtresse de maison l’accogliente e conturbante Roberta Bosetti. Ma non chiamatela cena-spettacolo. The secret room è un’esperienza, dalla quale è impossibile uscirne indifferenti. Dentro quella casa, in quelle stanze, si cela la vita.

Un ritorno a casa, negli ambienti della memoria, dove i ricordi risorgono da una vecchia foto ingiallita o dalle pieghe di un quaderno di scuola, si fanno leggeri come bolle di sapone per poi esplodere improvvisamente in qualcosa di agghiacciante. Un segreto mai confessato, che solo pochi possono ascoltare.

Oltrepassando la soglia di casa si è catapultati all’interno della scena. In trappola, nel pieno centro dell’azione. Ed è incredibile come Roberta Bosetti mantenga in equilibrio un gioco fatto di chiacchiere, tensione e intimità, che a poco a poco si crea tra i dieci sconosciuti commensali di turno. Il pubblico diventa un corpo unico pensante e respirante. I sensi si aprono e l’ascolto non è distratto, come spesso accade in teatro, ma attento, ognuno è vigile, in un silenzio assordante, fatto di pensieri che la mente non riesce a trattenere, e finisce per riflettersi negli occhi di chi è di fronte.

"The secret room" di Cuocolo/Bosetti

Tra ricordi, sogni, ritorni e parole eclissate, la rappresentazione metateatrale si dipana. Verità e finzione si sovrappongono mentre l’attrice si spoglia dei panni di scena del personaggio, insinuando un dubbio ed un segreto, che come una lama affilata si conficca tra la carne viva dell’arte. Dopo la pugnalata, l’uscita dalla casa equivale all’estrazione del coltello che mostra la ferita inferta.
Lo spettatore brancolante, colpito al fianco scoperto, diventa così il confidente involontario di un segreto che porterà con sè.

Una messinscena di grande impatto innovativo e di livello artistico, che sfronda in un sol colpo vecchi canoni e concede al teatro una redenzione con la sua essenza. L’ambientazione ha comunque un sapore pinteriano, dove il non detto apre spiragli su un sottosuolo di dolorose eredità.

Roberta Bosetti, con voce cadenzata è magnifica a tessere sin dall’inizio con i suoi ospiti una trama invisibile che sosterrà la scatola scenica della performance, intrappolando nella sua tela una scheggia di pura realtà.

Uno spettacolo sorprendente, che emoziona quanto stordisce. Uscire da quella casa è un dolore e al tempo stesso una liberazione.

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