Mutu di Aldo Rapè

[rating=4] Una stanza disordinata, una letto disfatto, scatoloni, bottiglie mezze vuote e un vestito a righe appeso.
A rompere il silenzio, le note della voce di Tenco che canta la sua “Lontano lontano”.
Poi improvvisamente qualcuno suona alla porta.
Eccoli uno davanti all’altro: Saro e Salvuccio, due fratelli che non si vedono da dieci anni.
Due vite segnate da sempre dalla mafia, da una parte Saro, che si è adeguato all’ineluttabilità di un destino già scritto, diventando un killer; dall’altra Salvuccio che invece si è ribellato, è fuggito lontano e ha preso i voti.
Eppure ora è tornato per restare, per prendere il posto di quel Don Puglisi che è stato ammazzato dalla Mafia, perchè ha deciso che non vuole più stare “mutu”.“Prima o poi qualcuno ti chiederà il conto e tu che farai? Resterai muto? Io lo voglio gridare questo silenzio”. Ma qui nulla può cambiare perchè “siamo tutti mafiosi”.

Questo il dubbio che insinua prepotentemente Saro.
Ma dove si annida il male? E se si trovasse nella terra stessa che finge di nutrire, ma in realtà avvelena giorno dopo giorno i suoi figli?

I due interpreti Saro-Rapè e Salvuccio-Balsamo sono bravi, convincenti e affiatati; la regia di Lauro Versari li dirige con mano abile e sicura, donando un inizio lento, passando poi ad un moto e ad un prestissimo, ma scegliendo infine un cambio tempo, un rallentando, che arriva diritto al finale sulle note di “E lucevan le stelle” della Tosca.

Il testo dello stesso Aldo Rapè è duro e semplice nella sua quotidianità, un impasto di italiano e siculo, che mostra in tutta la sua drammaticità il vivere quotidiano in un terra di confine, o forse confine esso stesso, nella quale tutto sembra sospeso, proprio come il vestito “buono” di Saro e nella quale non si sa cosa significhi la parola felice, “perchè è una parola troppo grande e conviene non pronunciarla”.

mutu2

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here