Birre e rivelazioni. Atto unico in otto birre

[rating=5] L’essenza del teatro, quella più vera e profonda, la si coglie quando la scena, scarna di orpelli, è riempita totalmente dagli interpreti, in grado di ammaliare e catapultare il pubblico nella storia raccontata. E’ esattamente quanto fanno Tony Laudadio e Andrea Renzi in Birre e rivelazioni / Atto unico in otto birre, una produzione Teatri Uniti che ha aperto lo scorso week-end la nuova stagione del Teatro Civico 14 di Caserta.

Il testo è dello stesso Laudadio, una penna come poche, capace di portare sul palco temi complessi, delicati e quanto mai attuali, trattandoli con ironia ma senza svilirli. Succede in questo spettacolo, un dialogo a più riprese tra Marco (Laudadio), un professore di italiano, e Sergio (Renzi), il proprietario della birreria dove si svolge l’azione. I due sembrano non avere nulla in comune, eccetto l’interesse per Francesco, il diciottenne alunno del prof e figlio del birraio. E dall’inizio alla fine sarà proprio lui, questo ragazzo dei nostri giorni con il suo carico di problemi e turbamenti, presente solo nei discorsi dei due ma assente sulla scena, il vero protagonista.

Francesco sta attraversando un periodo delicato: è questa la prima rivelazione choc per il padre, che non si è accorto che qualcosa compromette la serenità di suo figlio. Il ragazzo non si è confidato con il genitore, ma con l’insegnante, e ciò scatena la gelosia di Sergio: c’è un estraneo con cui suo figlio, il bambino che ha tirato su, ha preferito parlare; c’è un estraneo che conosce qualcosa del suo ragazzo che lui non sa, qualcosa che Francesco gli ha deliberatamente voluto nascondere. Questo tradimento, o meglio la ferita per l’esclusione, unitamente alla voglia di conoscenza, portano Sergio a chiedere di essere messo a corrente delle intime confidenze del ragazzo. I boccali svuotati e poi di nuovo pieni diventano il pretesto, il punto di contatto per il lento svelamento dei pensieri e delle verità più celate.

E così, un boccale dopo l’altro, il padre perde le sue certezze, vede crollare il suo piccolo mondo. Marco e Sergio si incontrano al solito tavolino più e più volte, ma non sono mai gli stessi: il padre è dapprima incuriosito, poi preoccupato, disperato, infine impotente e pronto a sacrificarsi per amore. Il professore, invece, da accogliente educatore si trasforma in uomo gretto, manipolatore, per poi redimersi nel finale.E sul fondo di questa evoluzione, dipinta drammaturgicamente con grande efficacia, non ritroviamo che due uomini (anzi tre, contando anche Francesco) con le loro debolezze. L’amore sconfinato di un padre per un figlio, la distanza e l’incomunicabilità tra nuove e vecchie generazioni, l’omosessualità vissuta prima da adolescenti e poi in età matura, e ancora l’omosessualità affrontata dai genitori, sono alcuni dei temi chiave di un copione che viaggia sul confine sottile tra la riflessione seria e l’ironico delirio etilico.

Divertenti ma anche intensi i due straordinari attori, che restituiscono tutte le sfaccettature di questi adulti che si ritrovano, seppur in modo diverso, a fare i conti con se stessi. Lo spettatore con loro ride, si commuove, riflette, si pone delle domande e, alla fine, non gli rimane che applaudire con convinzione.
Dopo il piccolo casertano, lo spettacolo sarà dal 20 al 25 ottobre al Teatro Nuovo di Napoli.

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