
[rating=4] Rumore di soldati che marciano, una radio che si accende, la voce di Mussolini che incita gli italiani alla guerra. “Mio nonno è morto in guerra…mio nonno muore ogni volta che un crimine resta impunito”.
La storia di un romano come tanti: soldato per scelta degli altri, sopravvissuto per caso. È Reginaldo, con la sua andata e ritorno dalla Russia, nonostante i meno quarantotto gradi, nonostante quel freddo che lo ha seguito, che gli ha continuato a gelare i ricordi dentro le ossa per tutto il resto della vita. Una vita segnata dalla guerra come tante altre nella Roma degli anni quaranta.
Eroi quotidiani a volte senza nemmeno un nome. Si incrociano sul palco queste vite diverse, tutte accomunate dall’orrore di averla odorata da vicino quella guerra.
Un ragazzino di Centocelle con le sue partitelle a calcio nel cortile almeno fino allo scoppio della bomba; un uomo che aspetta da sessant’anni il ritorno del fratello disperso; il figlio di un partigiano morto a diciotto anni che rivede in sogno suo padre.
E proprio il fantasma di quest’ultimo gli chiederà “Ma sto monno poi l’avete cambiato?” “No papà, no…” risponderà il figlio imbarazzato. E un vecchio ufficiale che si farà portavoce della soluzione per porre fine a qualsiasi conflitto futuro: la guerra la faranno i vecchi e allora sì che sarà tutta un’altra storia.
Cinque sedie messe in fila in fondo ad un palco dove se ne vedono accatastate tante altre: forse sono le vite stesse accatastate. Ma su queste cinque ci sono degli indumenti.
E ogni volta che Cristicchi – narratore ne indossa uno il personaggio prende vita. Un vecchio, un bambino, l’italiano e il romanesco: tutto si trasforma, il suo corpo, la sua voce, i suoi occhi.
Il teatro di narrazione si mescola alla tradizione romanesca della poesia di Trilussa e Belli, diventando qualcosa di intimo e coinvolgente. Il tutto è tenuto insieme principalmente dalle sue canzoni al tempo stesso surreali e melanconiche tratte da “Album di famiglia“.
Le parole ascoltate restano appiccicate alla pelle degli spettatori che rivivono la loro personale esperienza della guerra: un nonno, uno zio, la Russia, l’Africa. E così accanto allo strumento- Cristicchi, tanti altri strumenti cominciano, in maniera inaspettata, a vibrare per ricordare e far ricordare.
Volare è un sogno che gli uomini fanno, scendere in fondo è soltanto un bisogno, nessuno conosce la via, scavando io cerco la mia / Volare è un sogno che gli uomini hanno, scendere invece è soltanto un bisogno, che non prevede ritorno, e mi lascia qui…Senza notte né giorno