L’oceanica fragilità di Mariangela Gualtieri, in una nostalgia di futuro

[rating=5] Ero una bambina, poi una ragazza, una donna, una ninfa, una statua.
Sono solo alcune, delle parole che Mariangela Gualtieri – angelo terrestre – ha pronunciato alla Fortezza di Volterra il 21 luglio, nell’ambito del Festival Teatrale, quest’anno alla sua XXIX edizione, dal titolo: La città sospesa. La nostra potessa più illustre, suggestiva, materna, ha scosso il suo pubblico, che l’ha ammirata in un angolo luminoso del carcere – roccioso, contaminato da cinguettii, e un vento assetato. Di una potenza naturale, come la forza del fiore che spacca il suolo per crescere, la musica della poesia ha parlato della paura di non essere abbastanza, di essere nulla, di non appartenere a niente. Una lingua geologica e fuori dal sistema solare, la sua, per un pensiero carnale, lontano da ogni metrica e schema. Limpido miraggio per ogni anima affaticata.

L’opera di Mariangela Gualtieri cela in sé qualcosa di rivoluzionario. C’è qualcosa, nel suo atteggiamento sconfitto e, insieme, di ape regina, che smuove le maree e porta alla deriva, su una spiaggia dove disinfettare le ferite. Con istinto, riesce in quello che Brecht si prefiggeva per il teatro epico, far germogliare la saggezza interiore nello spettatore.
Si esce diversi dopo il suo spettacolo, o rito sonoro – come lei l’ha definito -: meno amareggiati dalla vita, allo stesso tempo consapevoli della malattia dell’esistenza, reattivi a cogliere le venature d’amore e di pietà nella melma dell’universo. Vedere il bene nel male, la quiete nelle passioni distruttive, l’armonia nel terrore di non saper esprimere i discorsi chiusi nella propria cassaforte privata. Quaranta minuti volati come sabbia, a cui si è aggiunto un breve bis, anche se non ci saremmo stancati di ascoltarla per ore, persi nella ragnatela di parole e immagini ultra-rapide, nel vestito azzurro di Mariangela Gualtieri, il suo sguardo che cercava i nostri sguardi. Degno compimento, Fraternità solare, di una giornata sospesa, trascorsa in un luogo in cui, speriamo, verrà realizzato un Teatro Stabile, come Armando Punzo e la Compagnia della Fortezza, da tempo si augurano.

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