Linapolina: la Napoli di Lina Sastri

[rating=3] “Il mio nome finisce con l’inizio del nome della mia città, il nome della mia città finisce con l’inizio del mio nome”.

Napoli mai dimenticata, amata e cercata in ogni luogo da questa donna con un pezzo di vita alle spalle e un sorriso che non smette di sperare. Il mare si intravede, si sente il suo rumore e poi lentamente arrivano le parole di “I’ te vurria vasà”. E’ una  donna che aspetta il suo uomo sussurandogli “tu sarai il mare che va e che viene..sarai come il dolore che non mi da pace”. E’ una sognatrice che  immobile nel vento, butta il sole alle spalle e vola via.

A volte questa donna resta sveglia a guardare il mare e ringrazia  per la vita e pensa che se non avesse tempo per dormire, scriverebbe le parole che le attraversano la vita. Ma poi melanconica, si ricorda che non c’è più tempo per pensare, ma soltanto per vivere. E osserva la sua città matrigna immersa in staducole, odori e povertà e gli sembra che la musica sia nata qui per riscatto, per mancanza di Dio.

Un lungo canto d’amore straziante che ripercorre tutte le canzoni della tradizione napoletana, da “Reginella” a “O surdato nnamurato”, passando per “Num me scetà”. E poi un secondo atto che inizia con “O sole mio”, “Maruzzella” del maestro Carosone e ancora “Torna a Surriento”.

Linapolina_photo Elisabetta Giri

La Sastri scrive, dirige, canta e danza su un palco disegnato attorno a lei. Trasmette la sua energia, il suo amore per l’idea di una città che è parte di lei, come la sua anima. E il suo racconto diventa un seducente tango che incanta chiunque abbia l’ardire di incrociare il suo sguardo fatto di sole e di mare.

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