L’eredità è “Il dono oltre il tempo” diretto da Giuseppe Santilli

Fino al 17 dicembre 2017 a Roma per al teatro San Gaspare

Un orologio segna 5 alle 15, una macchina del tempo, un montacarichi e delle scale che portano alle lancette dell’orologio. Un uomo un po’ macchina con tanto di chiavetta che lo carica, Coscienzio entra in scena con un infante e vede il di lui futuro e siamo in un contesto scenografico molto futuristico, dove costumi e situazioni non certo allontanano dall‘idea che subito viene trasmessa allo spettatore in sala.

Tre persone sulla ruota del tempo Dimitri, Concettina, e Eutanasia, dai connotati non del tutto chiari e contemporanei rispettivamente Andrea Lami, Veronica Nebbia, Pietro Ruggieri bravi un questa veste così particolare con messaggi recapitati in modo rocambolesco, vengono convocati a una lettura testamentaria. Tre fratelli da diverse parti del mondo, 23, 34 ,51 i numeri e le sfide cui essi vengono sottoposti da un notaio Propizio e due servitori, uno sopra citato e un altro essere un po’ macchina un po’ donna a quattro piedi.

Un viaggio nella coscienza tra canti a microfoni ad archetto ad acustica difficoltosa che esaltano note e profonde inclinazioni caratteriali, morali e comportamentali dell’animo umano ispirati, ai vizi capitali. Bei costumi, ben coordinati nel rappresentare ingranaggi, umanità, macchine o caratteri, ben disegnati nell’armonizzazione dei colori e nelle fattezze tipiche piuttosto che avveniristiche, sviluppano un percorso mirato all’ottenimento dell’eredità che è oltre l’orologio che campeggia in scena e i ticchettii che scandiscono il tempo della rappresentazione.

Belle trovate quelle di Giuseppe Santilli, scenografo, costumista e regista,  in una stesura non propriamente limpida ma sicuramente avvincente e coinvolgente,  per una platea attenta a capire il senso e a cogliere la commistione di presente e futuro che permea la scena, i personaggi e la vita di ogni essere umano. In un finale per i saluti come in una commedia musicale che si rispetti si arriva alla fine di questo misterioso excursus. L’applauso e l’enigma creato che ne consegue riversa sugli attori a fine scena le domande rimaste insolute, ma l’applauso per la bravura e il fascino non manca di soddisfare la compagnia e gli attori.