
Dopo il successo di “Parzialmente Stremate” e “Stremate dalla Luna”, torna al Teatro 7 il terzo capitolo della “Trilogia Stremata”. “….a ‘la sta ‘u bar…” per chi non conosce il napoletano potrebbe suonare Alekbar: questo l’equivoco che crea la vicenda di tre amiche in una stanza d’albergo a Ferragosto, di fronte alla possibilità che il cameriere, per aver pronunciato una frase di dubbia comprensione, sia un attentatore ISIS.
Colori e costumi verde/azzurro in una bella scena per le tre bravissime protagoniste Federica Cifola, Beatrice Fazi, Giulia Ricciardi, ben vestite con un ritmo e una ironia mista a comicità familiare e carisma scenico, gestiscono l’occorso con un omicidio. Il bagno è il riparo di fronte a questa vicenda, ma anche un avvocato che balbetta, può essere il consiglio a come districarsi in questo parapiglia.
Tre amiche, tre caratteri vivaci, pronte ad aiutarsi o a sparlarsi l’un l’altra, di dietro o davanti, in ogni occasione in ogni modo, come spesso capita nella quotidianità. La Cifola, il tempo della battuta giusta e a ritmo, è stata lei a far fuori il cameriere sintomatico attentatore con una borsettata. “…No non era morto!….” E allora è la Ricciardi, idea della romanità in scena a riprovarci con un flacone di lacca vintage. “…No non era morto!….” Terzo colpo letale potrebbe essere quello della Fazi, l’istinto e il linguaggio tipicamente napoletano, con una bottiglia di bagnoschiuma anch’esso fuori mercato da un po’, a testimonianza di quanto l’albergo che ospita la scena, sia accorsato.
A creare riso senza tregua e un spettacolo senza pecca, sono la gravidanza dell’una, il desiderio di montagna, e la nostalgia dei suoni tipicamente altoatesini, la stazza e la fame senza moderazione delle altre, le sintomatiche pigrizie e abitudini di ciascuna delle protagoniste. Una regia a bacchetta d’orchestra di quel collaudato direttore, che è Michele La Ginestra fanno anche questa volta di un serata a teatro, un’ottima occasione di svago e leggera riflessione.
Di assonanza shakespeariano il titolo gioca con bisbetiche, però stremate dall’incubo di attentati islamici, soprattutto quando si è in vacanza e se la ripresa dello spettacolo cambia i colori dei costumi in sensuale rosso e nero, animalier, ovvero avvenenze macramè sotto il burqa, qui siamo in un commedia e la sua leggerezza per il brutto momento passato porta le amiche a prendersi un caffè. Ma alla frase di Beatrice Fazi “a ‘la sta ‘u bar” e la possibilità che si ricrei confusione e quindi si ricominci, cala il sipario con un applauso fragoroso.