
Una pièce teatrale di Ronald Harwood, resa cinematografica con notevole successo viste le candidature al David di Donatello e al Golden Globes, dalla grande mano dell’eccelso attore e regista Dustin Hofmann è in scena al Teatro Quirino è porta la firma dell’imponente nome di Patrick Rossi Gastaldi. Beecham House è una casa di riposo per musicisti e cantanti lirici in pensione e qui nella trasposizione italiana ad apertura di sipario è un giardino con vista sulla campagna attraverso una struttura simile a celle di ferro arrugginito come emerge dalle parole di colei che unica riesce a dar vitalità alla vita serena e talora un po’ troppo rilassata della dimora, Paola Quattrini nei panni di Cecilia.
Il suo ingresso in scena arricchisce di verve, quella giusta del ruolo che ha di smemorata con il suo ripetitivo ricordo ad Addis Abeba, la presenza degli altri due grandi attori Giuseppe Pambieri, è Rudy uno studioso d’arte e musica wagneriana, un po’ troppo ingessato e talora poco affascinante, per essere l’attore da sempre agognato dalle donne di ogni età e brillante d’operetta quale il pubblico conosce, e Cochi Ponzoni o Titta sbarazzino e vero arbitro di battute, collega ossessionato dal sesso nonostante la sua età faccia pensare ad una pillola blu, ma comunque invaghito fino all’ eccesso della collega Cecilia.
Tutto è pronto per offrire a queste vecchie glorie della casa pensione un galà, ma manca lei ed arriva Giulia, per il quartetto del Rigoletto di Verdi “Bella figlia dell’amor”. Molto snob e schiva a queste rievocazioni quando è passato tanto tempo dall’ultima volta che ci si è esibiti in pubblico, quando le voci non sono più esercitate e quindi un po’ giù di tono. E le sue difficoltà di accettare lo stato di assegno di solidarietà e di situazione di artista a riposo creano le gags dello spettacolo.
Bravissima Erika Blanc, nel ruolo arcigno e professionale che la pièce le concede, non disdegna nei ricordi e nelle avances di riprendere quel matrimonio interrotto e durato appena otto ore con Rudy, con un pacco dono a lui con tanto di “cotognata” da lui tanto agognata. Alla fine dopo un po’ di freddo tra i due, pacatamente come nello stile dello spettacolo, il fuoco larvatamente riemerge e anche Giulia fa parte del Quartet. Degni i costumi di Teresa Acone.
Gli applausi ci sono per i quattro grandi artisti del panorama attoriale italiano. Abilissime le protagoniste benché il gelo tra di loro come è tipico di due prime donne emerga al momento dei saluti. Benché il ritmo talora sia basso la platea ricca di importanti glorie della scena drammaturgica nazionale, pronte a rivivere il loro momento di apogeo tra i propri affezionati spettatori, rende comunque merito alla bravura di tutti gli interpreti.