
Tutto è cominciato fra marito e moglie, sul tavolo della cucina, facendo muovere le dita, indice e medio, come se ballassero. Per ambientare la storia ecco pronti i giocattoli delle figlie.
Questa volta a ballare le storia d’amore della protagonista Gisèle, sono le mani e le dita dei due danzatori Grégory Grosjean e Michèle Anne De Mey che assieme al marito Jaco Van Dormael è autrice dello spettacolo. Le mani danzano in piccoli scenari lillipuziani: in casette per le bambole, sopra trenini giocattolo, su minuscole spiagge fatte di sabbia, in piccoli mari e piccoli deserti. Sul palcoscenico tutto questo è a vista, mentre un grande maxischermo, proietta direttamente le riprese fatte sulla scena. Una doppia realtà, al contempo teatrale e cinematografica, dichiaratamente vera e artificiale, da vita alla struttura dello spettacolo.
La storia raccontata è semplice; ed è La vita di Gisèle, anziana signora, che vediamo seduta su una panca di una stazione di campagna. Lei osservando i treni che passano rievoca gli amori finiti della sua vita. Cinque storie d’amore. Storie brevi, alcune più poetiche, altre particolarmente strane. Ma è solo una, la prima, ad essere ricordata come la sua unica e vera storia d’amore. Quando Gisèle aveva 12 anni, per la stazione del proprio paese passò un treno. Attraverso i vetri di quel treno in ritardo, vide un giovane, il suo primo amore, che amerà per soli 13 secondi. 13 brevissimi secondi, ma intensissimi, veri di un amore pieno. E di quel amore solo il ricordo delle mani rimane, nient’ altro: né il volto, né il nome. Gisèle, vive ormai sola, confusa, dispersa in una desolazione privata. A volte fa un tuffo nella memoria e rievoca gli amori della sua vita. Apre le piccole scatole nella memoria e ne guarda il suo contenuto. E in queste incursioni nella memoria, a volte Gisèle ritrova quelle mani, che per soli 13 secondi ha amato.
Kiss & Cry, lascia nello spettatore delle emozioni leggere, ma vere e famigliari. Sono le emozioni di una fiaba adatta per tutti, da cui lasciarsi coccolare. La voce narrante spezza con le immagini che ci vengono dedicate, aiuta a capire, e la si va a cercare quando non c’è, perché rassicura. E’ una voce particolare, leggermente rocca, stentata, ma profondamente armonica.
E’ un grande lavoro di gruppo questo spettacolo. Un equipe di nove figure, collaborano e oliano con precisione i meccanismi della scena. Lo conducono dall’inizio alla fine. Animano le minuzie lillipuziane e divertendosi, giocano come se fossero in una stanza delle meraviglie.
I due danzatori regalano dei brevi e delicati assoli, che quando appaiono distolgono lo sguardo, catturato dalla loro poetica libera, e dalla spontaneità educata dei corpi in movimento.
L’intenso applauso che chiude la serata è meritatissimo, e mostra l’apprezzamento per nuovo sfide teatrali. Kiss & Cry giocando con diversi linguaggi artistici, vince la partita disputata con la retorica di un vecchio teatro, troppo spesso superfluo e anacronistico. Questo spettacolo ci fa capire che non è sempre la complessità di un “meccanismo artistoide” a dover per forza piacere e sorprendere.
Lo spettacolo Kiss & Cry arrivato anche all’Arena del Sole a Bologna, rientra tra gli appuntamenti del Vie Festival, organizzato e promosso da ERT, che porta sui palchi dell’ Emilia Romagna delle chicche nuove e sorprendenti.