
Unilaterali Quotidiana.com, frontali, in una narrazione che in questo caso purtroppo non contempla quella “schizofrenia” tipica del teatro – per dirla à la Enzo Moscato (immenso interprete e orgoglio teatrale nostrano). Quindi laddove si prendono per mano musica, costumi, voce, pantomima, esagerazione o minimalismo.
Il loro lavoro Io muoio e tu mangi, terzo capitolo di un trittico dedicato al tema della morte (insieme a L’anarchico non è fotogenico e Lei è Gesù), risulta per certi versi temerario, perché giocato sull’assenza (di suoni, rumori, giochi di luce), e contemporaneamente sulla presenza dilagante delle due figure fondanti, gli attori Paola Vannoni e Roberto Scappin, in bilico su un testo pericolante. La voce molto lunga e vellutata di lei richiama quella di Eleonora Bosetti (non per fare paragoni, ma paralleli), mentre lui sembra la controparte ironica e dissacrante, come si nota anche in molte altre compagnie italiane di ricerca, i nostri fiori all’occhiello, da curare e proteggere (vedi ad esempio AstorriTintinelli).
Un padre in ospedale, un primario menefreghista, infermiere non all’altezza del loro compito, casi infelici in ascesa in un’Italia dove la sanità è sforbiciata senza pietà: questi sono gli spunti per lo spettacolo di Quotidiana.com, andato in scena nella piccola Montecatini Terme, all’interno di un festival originale e indipendente, Sconfinamenti, organizzato dalla compagnia Ultimo Teatro. Un tema ricco di spine e radici, quindi, adattato con lievità ma anche con deviazioni verbose e talvolta fumose, che abbassano il ritmo e il timbro della messinscena.
Si apprezzano decisamente la ricerca a monte, la riflessione sull’eutanasia che, come dicono gli stessi autori, è intesa come fine di una classe politica e di tutto ciò che non funziona nella nostra società; e si apprezza l’interpretazione di Paola Vannoni, la sua intonazione profonda. E il finale assurdo e paradossale, richiamante tutta una tradizione teatrale per certi versi comica, per cui il padre torna a casa dall’ospedale e muore dopo aver mangiato un budino al cioccolato. Sarcasmmo doloroso, e proprio al dolore è dedicata una delle frasi più intense dello spettacolo, che fa più o meno così “Vorrei diventare un combattente del dolore” o forse non proprio così. Io muoio e tu mangi si fonda solamente su due sedie e un quadro appeso a una parete bianca, come un limbo sospeso in cui si muovono le due figure, che fanno rivoluzione con le parole, ma che non hanno raggiunto, stavolta, la parte dello spettatore in cui il pensiero è davvero toccato e può cambiare rotta.