
“A Luca Ronconi, ai suoi sessant’anni di lavoro attraverso cui ha reinventato il ‘rito perduto’ del teatro, va la più profonda gratitudine della Città di Milano”. Sono queste le parole che si leggono sul Sigillo donato dalla città meneghina all’artista in occasione del suo ottantesimo compleanno, nel marzo 2013.
Adesso gli anni sono quasi ottantuno, ma l’artista non ne vuole proprio sapere di rinunciare a fare teatro, da autentica “bestia da palcoscenico” quale è, per usare un’espressione in voga negli anni d’oro del teatro italiano. Una leggenda vivente, ammirato e celebrato anche in campo internazionale, capace con i suoi spettacoli di rivoluzionare i canoni della rappresentazione contemporanea. Dal 1999 alla direzione artistica del Piccolo Teatro di Milano, Ronconi ha fatto dello stabile milanese il centro propulsore di uno dei cicli più mirabili della sua lunga e produttiva carriera. Il Piccolo, infatti, è stato felice testimone di spettacoli indimenticabili come La vita è sogno (Pedro Calderón de la Barca) del 2000, Lolita (Vladimir Nabokov) del 2001 fino a La compagnia degli uomini (Edward Bond) del 2010.
Per cui: silenzio in sala, su il sipario. Va in scena Luca Ronconi. Tutto è pronto per il grande ritorno alla regia di quello che è considerato il più grande uomo di teatro ancora attivo in Italia. E che ritorno. Le produzioni scritte e dirette dal maestro nato a Sousse (Tunisia) in programma per questa stagione sono ben due: Celestina e Pornografia, di scena rispettivamente domani 30 gennaio e il 13 marzo 2014.
Due titoli accattivanti, controversi, carnali, ispirati ad altrettanti testi teatrali, omonimi. Nel suo percorso di ricerca drammaturgica – dopo Il Panico di Spregelburd, Premio Ubu 2013 –, Ronconi sceglie di tornare a un classico come Celestina, tratto dal capolavoro del Cinquecento spagnolo di Fernando de Rojas, riadattato nel 1939 dal drammaturgo canadese Michel Garneau.
Un’opera a sei mani, potremmo dire, che fa dell’esasperazione e dell’eccesso la sua cifra stilistica. “Tutto degenera ed esplode, l’aggressività si fa violenza, l’amore esiste solo in quanto ossessione erotica” dichiara lo stesso regista. L’ossessione in questione è quella del nobile Calisto per Melibea, accecato dal desiderio al punto da ovviare al rifiuto della giovane con l’aiuto dei maneggi della tenutaria Celestina, indicatagli dal losco servo Sempronio. Un classico della letteratura spagnola, si diceva, incredibilmente attuale.
Come del resto è Pornografia, l’altro attesissimo spettacolo firmato da Ronconi, ispirato all’omonimo romanzo in prima persona pubblicato nel 1962. Un titolo forte per contenuti forti, ma mai banalmente sconci. “Non aspettatevi troppo da un titolo come Pornografia – ammonisce il regista – perché nemmeno quest’anno verrò meno alla mia consueta morigeratezza”.
La vicenda della pièce si svolge durante l’invasione nazista della Polonia e ha per protagonisti due uomini di mezza età che non accettano la mancanza di attrazione fisica tra la figlia dell’amico che li ospita e un ragazzo al loro servizio. Un’esplorazione cruda e ironica dei meccanismi del desiderio e del sentimento che getta un ponte tra le varie epoche storiche. E che ridona vita a un teatro dato troppo spesso per morente. Questo, e tanto altro, è Luca Ronconi.