
In principio fu Bram Stocker a consacrare Dracula al mito letterario che tutt’oggi spopola in tutte le salse. Certo, grazie a un contesto socio-culturale, in cui il progresso scientifico non permetteva di spiegare le malattie che venivano additate come sintomi di vampirismo. Grazie anche a John Polidori, Sheridan Le Fanu, per fare due esempi, letterati che prima di Stocker si sono dedicati alla figura del nosferatu, ossia il non morto.
Quale sfida più ardita, se non quella di riscrivere il mito di Dracula. Una sfida superata egregiamente dalla compagnia di Calvani, nello spettacolo Io sono Dracula, che attraverso una scenografia minimalista pronone due scene che scorrono parallele in “un tempo senza tempo”.
Da un lato, una giovane drammaturga incaricata di riscirvere la sceneggiatura del vampiro, dall’altro i personaggi della sceneggiatura stessa, che vivono nella dimensione del sogno, fonte di ispirazione primaria.
Un viaggio senza sosta, uno spettacolo che stupisce continuamente aggiungendo pezzi del puzzle, una matriosca che si rivela nell’esplosione del rosso che domina la scenografia. Finché realtà e finzione si incontrano: i personaggi reali diventano di fantasia, viceversa quelli di fantasia prendono corpo e rivendicano la propria identità. Dialoghi così surreali da apparire veri. Fino al colpo di scena: il pubblico sta già guardando la messa in scena della riscrittura di Dracula. La protagonista, la drammaturga, è essa stessa un personaggio, o meglio, è Dracula.
Applausi a scena aperta, per una piece che mostra la vulnerabilità degli esseri umani, i conflitti interiori, i confini sempre più sfumati tra realtà e immaginazione.
Curiosità
Il nipote di Bram Stocker, Dacre Stocker, insieme a Ian Holt, ha scritto il continuo di Dracula: The undead.