Calendar girls per una raccolta fondi al Teatro Brancaccio

Fino al 15 aprile a Roma per la regia di Cristina Pezzoli.

Uno, due, tre … ginnastica del risveglio muscolare o qualcosa di simile in collina con un gruppo di cinque signore, di tutti i colori. E di tutti i colori se ne vedono rosso, giallo, verde, grigio, celeste, i colori distintivi per ciascuna di queste donne tra i 50 e i 60 anni che  aderiscono al Women’s Institute, associazione nata nel 1915, per raccogliere fondi destinati a finanziare l’ospedale nel quale è morto di leucemia il marito di una di loro (Annie). E’  attualmente una delle più importanti associazioni di volontariato delle  donne nel Regno Unito. La scena alterna saloni parrochiali a spazi aperti di collina per le passeggiate o per i rilassamenti che queste signore cercano coordinate dall’esuberante energia di Angela Finocchiaro. Questa in rosso fa da guida negli esercizi che di volta in volta movimentano la scena.

Negli interni il coro delle medesime signore e al piano ne troviamo un’altra in arancio e la direttrice corale in blu. E se sette sono i colori, in scena dodici i mesi di un calendario che il fotografo, decisamente malcapitato ma ovviamente luogo di ironie e ilarità nel contesto che le vicende rappresentate suggeriscono, propone all’associazione perché i fondi possano diventare cospicui. Il tutto si fa divertente perché per ogni mese le protagoniste nonché socie, le signore dovranno essere nude in pose che le rappresentino nella loro quotidiana attività. La storia si dipana nelle timidezza dell’affrontare vuoi con imbarazzo ma con naturale e immancabile civetteria femminile qualunque sia l’età, la situazione molto più adatta a giovinette.

E se talora persiste il limite che non tutto si possa più con disinvoltura mostrare, perché qualcosa ha ceduto, però il piacere o vanità di apparire ancora “non male!!” fa il gioco. Tutto funziona: remore e ritrosie sono le pose migliori. Divertente è vedere chi nasconde qualche piacevole mollezza dietro uno strofinaccio, dietro una ricetta di cucina, dietro un’attività di giardinaggio, dietro una composizione floreale, che meglio si presti a far da gradito separé a quanto è giusto appaia. Il calendario crea a pretesto, lo spot e poi un piccolo trailer o corto cinematografico e poi quello dell’anno successivo e le situazioni di imbarazzo commissionato, a orgoglio femminile foriero di comicità e sorrisi si moltiplicano a vista d’occhio in una regia quella di Cristina Pezzoli che commisura garbatamente  con rilassatezza, i ritmi riposati e sornioni che il contesto scenografico suggerisce in un susseguirsi di gags che tengono vivace il pubblico in sala per circa due ora e mezza ininterrotte.

Tutto ispirato a un fatto realmente accaduto, con una vendita di calendari alle stelle, chiude con due pacchi regali sulle nudità di fotografo e regista anch’essi amatoriali e dalle nudità femminili si passa a quelle maschili comunque non toniche e in quanto tali buon motivo di divertissement.