
Dal 16 al 19 gennaio nella Sala Grande del Teatro Arena del Sole di Bologna arriva Il servitore di due padroni (leggi la recensione) da Carlo Goldoni, riscritto da Ken Ponzio, per la regia di Antonio Latella. Spettacolo con Marco Cacciola, Federica Fracassi, Giovanni Franzoni, Roberto Latini, Annibale Pavone, Lucia Perasa Rios, Massimiliano Speziani, Rosario Tedesco, Elisabetta Valgoi, scene e costumi Annelisa Zaccheria, luci Robert John Resteghini, suono Franco Visioli, assistente alla regia Brunella Giolivo.
Dopo aver diretto Un tram che si chiama desiderio (leggi la recensione), vincitore di Premi Ubu, Hystrio e Le Maschere del Teatro, Antonio Latella, uno dei più acclamati registi della scena teatrale italiana, si affida a Ken Ponzio, giovane autore e drammaturgo formatosi come attore, per una riscrittura totale della commedia di Carlo Goldoni, rappresentato per la prima volta a Milano nell’estate del 1749.
Una versione già definita “scandalosa” che sin dal debutto ha suscitato e continua a suscitare tra critica e pubblico discussioni e confronto tra opinioni come peraltro è nella funzione stessa del teatro.
In un lussuoso hotel di Venezia, gestito da Brighella Cavicchio, vivono il ricco magnate Pantalone De Bisognosi e sua figlia Clarice. Alla notizia della morte del promesso sposo della figlia – Federigo Rasponi, un torinese – Pantalone decide comunque di fidanzarla a un antico pretendente, Silvio Lombardi, eccentrico figlio del principe del foro della città. Il fidanzamento però, viene interrotto da uno strano e misterioso personaggio che sostiene di essere il servitore del defunto Rasponi, e che il suo padrone è lì per il fidanzamento.
Latella riparte quindi “da” Goldoni, che per il regista «è il nostro teatro scritto, la nostra origine… Arlecchino è il nostro Amleto, non si può non incontrarlo nel proprio cammino teatrale». Uno spettacolo che prende forza dalla nostra tradizione per lanciarsi in avanti, nel tempo che deve venire, per parlare all’uomo contemporaneo. «La menzogna – scrive nelle sue note di regia – è il tema che appartiene totalmente a questa commedia. Dietro la figura di Arlecchino (Truffaldino) la commedia si nasconde a se stessa, mente. Dietro agli inganni, ai salti, alle capriole del servitore più famoso del mondo la commedia mente agli spettatori: il personaggio che tanto li fa ridere è insieme tutte le menzogne e i colori degli altri personaggi. È uno specchietto per le allodole e sposta il punto di ascolto dell’intera commedia. Non c’è una figura onesta, tutto è falso, è baratto, commercializzazione di anime e sentimenti».
Nel suo lavoro di riscrittura, dove tutti i personaggi parlano la lingua italiana d’oggi tranne Pantalone il quale, orgoglioso delle proprie origini e troppo potente per adeguarsi alla lingua altrui, parla in veneziano, Ponzio è partito dalla considerazione che il teatro è vivo grazie al costante dialogo con il proprio presente, sotto forma di critica dialettica, tenendo conto degli innumerevoli cambiamenti che sono avvenuti nel corso di più di due secoli e mezzo. «Il nostro modo di percepire il comico e il tragico – scrive il drammaturgo nelle sue note – è cambiato, gli stessi modi espressivi sono radicalmente diversi da quelli di Goldoni; del resto dopo aver passato due guerre mondiali, essere andati sulla luna, aver letto Beckett, Pinter e Heiner Müller, il nostro modo di vedere le cose è de facto cambiato».
Biglietti: da € 7,00 a € 23,00
Maggiori informazioni: www.arenadelsole.it