Archivio Zeta in Nemico del popolo di Ibsen al debutto nel nuovo Spazio Tebe

Sabato 13 aprile debutta in prima nazionale alle ore 18.00 nel nuovo Spazio Tebe a Brenzonela, la nuova produzione di Archivio Zeta: Nemico del popolo di Henrik Ibsen. Brenzone è uno splendido borgo sull’Appennino, tra Firenzuola e Imola, le repliche dello spettacolo sono in programma per il 20, 25, 26, 27 aprile1, 11, 18, 25 maggio, ore 18.00.

Lo spettacolo
Per la prima volta affrontiamo un dramma di Henrik Ibsen (Skien 1828 – Oslo 1906). En folkefiend/Un Nemico del popolo è stato scritto nel 1882 e tra i capolavori scritti da Henrik Ibsen ci ha sconvolto per la sua tragica e lucida analisi del rapporto tra etica e ambiente. è la storia di un medico che scopre, dopo una accurata perizia, che le terme pubbliche, risorsa economica della città sia dal punto di vista occupazionale che turistico, sono appestate, così come tutto il territorio circostante, da sostanze inquinanti, scarichi delle industrie.

A partire da questa scoperta si mette in moto un meccanismo drammaturgico febbrile: subito il medico vuole denunciare il disastro ambientale e cercare di porre rimedio a questo problema. Ma da una parte suo fratello, sindaco della città e rappresentante dei potenti azionisti di maggioranza delle terme, e dall’altra i giornalisti del quotidiano locale, si scontrano dialetticamente.

Abbiamo operato un vero e proprio restauro del testo, eliminando del tutto l’apparato ottocentesco e ci siamo concentrati drammaturgicamente sui conflitti sociali, etici e politici. Uno dei nodi del testo sono le parti relative alla descrizione delle analisi chimiche e delle patologie legate agli inquinanti, scritte nel linguaggio medico scientifico tardo-ottocentesco, che abbiamo chirurgicamente sostituito con il lessico delle perizie presentate qualche mese fa alla magistratura per la denuncia della tragedia dell’Ilva di Taranto.

Nonostante questo accurato lavoro di restauro, lo spettacolo non è una attualizzazione, una denuncia o un tradimento del dramma di Ibsen, ma un tentativo di recuperare il senso profondo dell’opera linguisticamente, nelle parole pietre che corrispondono a quattro diversi atteggiamenti morali nei confronti del mondo: quattro infatti sono i personaggi rimasti nella nostra versione, quasi fossero campioni umani sotto la lente di un acuto osservatore dei comportamenti e delle idee. Quello che mettiamo in scena quindi non offre soluzioni rassicuranti nelle quali il pubblico possa trovare conforto e compiacimento autoassolutivo ma pone, come nella tragedia greca, gli esseri umani di fronte alla loro fragilità essenziale.

I conflitti sono contemporanei: la presa di coscienza di una tragedia in atto e l’occultamento delle responsabilità, la scelta tra un radicale cambiamento dello stato delle cose e l’impossibilità da parte del potere e della società di accogliere questo cambiamento. Chiaramente e con toni profetici emergono le antinomie: salute/lavoro, ambiente/progresso, democrazia/dittatura della maggioranza.In due recenti spettacoli La Zona grigia (2011) da I sommersi e i salvati di Primo Levi e in Eumenidi (2012) ultima tragedia dell’Orestea di Eschilo, abbiamo posto le basi per provocare negli spettatori una riflessione sulla partecipazione, sul voto, sui meccanismi della democrazia, sulla responsabilità individuale e collettiva e sul giudizio, questo testo di Ibsen ci dà la possibilità di andare ancora più a fondo”
Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni

Archivio Zeta
“Stanchi dei rituali esausti della società teatrale, della ricerca affannosa di sovvenzioni, Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti una decina d’anni fa se ne fuggirono tra i monti, per sperimentare un loro teatro in mezzo alla natura. Allievi di Luca Ronconi e di Marisa Fabbri, abbandonarono le capitali degli stabili. Incontrarono altri maestri come gli appartati Jean-Marie Straub e Danièle Huillet, e poi Paolo Benvenuti. In cerca delle possibilità di un pasoliniano “teatro di parola” che fosse cartina al tornasole di una nuova coscienza civile, fondarono Archivio Zeta, iniziando nel 2003 a fare spettacoli sull’Appennino, in un luogo di suggestioni immense e stridenti, il Cimitero militare germanico del passo della Futa, tra Bologna e Firenze”.

Da ora c’è anche lo “Spazio Tebe, tra i monti della pietra serena, nel territorio di Firenzuola, alta valle del Santerno. In quello spoglio capannone diviso in due ambienti, adibito a deposito durante i lavori della linea Bologna-Firenze dell’Alta Velocità, invitano il pubblico, finché il tempo lo consente, a vedere i loro spettacoli e poi, magari, a fermarsi a cena nel vicino agriturismo Brenzone. I loro sono spettacoli totalmente autofinanziati, retti da una passione forte e da una capacità compositiva straordinaria. Hanno creato un gruppo di attori tra la gente del luogo, rafforzandolo con la collaborazione di amici musicisti. Fanno un teatro senza microfoni, acustico, dal vivo, che scava i testi, li rivolta, li trasforma in problemi per i nostri tempi rifuggendo le attualizzazioni, in cerca del cuore ancora sanguinante del mistero antico. È un teatro straordinario, insieme raffinatissimo e popolare, ricco di un’intelligenza epica che estende i testi con le immagini, con la composizione spaziale e fisica, e riporta l’azione a macchina per far risuonare più a fondo le parole e tradurle in idee, in ipotesi per discutere la realtà e la psiche profonda” (Massimo Marino).

Gli spettatori possono prenotare a prezzi convenzionati cena e/o pernottamento presso l’Agriturismo Brenzone (adiacente allo Spazio Tebe)

Spettacolo: intero 20€, ridotto 15€ (under 18) – spettacolo/cena: 40€ – spettacolo/cena/bed and breakfast: 70€

Prenotazione obbligatoria on-line www.archiviozeta.eu oppure 334 9553640

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