PINOCCHIO IL GRANDE MUSICAL | C’era una volta un pezzo di legno

[rating=4] A quel gran calderone di eventi che si è riversato su Milano in occasione di Expo 2015, anche la Compagnia della Rancia ha voluto dare il suo contributo riportando in scena, al Teatro della Luna fino al 18 ottobre, una delle sue produzioni più famose, Pinocchio.

Grazie al solito edulcorato film targato Disney la storia del burattino, creato nel 1881 da Carlo Collodi, è nota al grande pubblico. In realtà, i fatti andarono in modo diverso e più cruento, tanto che alcuni passaggi del libro non sfigurerebbero in un film di Tarantino. Ed è proprio dal romanzo che, fortunatamente, Saverio Marconi prende spunto per la sua trasposizione musicarella. Trasposizione che ha delle indubbie punte di eccellenza nella messa in scena, in grado di stupire per le tante trovate con cui vengono ricreate, combinando coreografie e scenografie, le più svariate ambientazioni del romanzo, inclusi i fondali marini dove si cela la celebre, quanto famelica balena.

Un plauso merita anche il cast, su cui svetta il solito Manuel Frattini nei panni colorati di un Pinocchio discolo e disubbidiente, a cui è impossibile non affezionarsi. Tra i personaggi secondari merita sicuramente una menzion d’onore il Mangiafuoco di Fabrizio Corucci che sintentizza tutto quello che c’è di buono in questo musical.

Ma una recensione non sarebbe onesta se si limitasse solo agli aspetti positivi, tocca anche affrontare gli aspetti meno convincenti e Pinocchio ne ha, a partire da alcune sbavature in fase di sceneggiatura e l’idea un po’ alla Mulino Bianco ante Banderas, di affibbiare ad uno scapolo convinto come Geppetto (Roberto Colombo) una spasimante come Angela (Claudia Belli), personaggio di cui non si sentiva proprio il bisogno. Altro problema sono alcune canzoni che indubbiamente risentono dell’essere uscite dal pentagramma dei Pooh, oltre ad avere un fattore tormentone molto basso: in soldoni, difficilmente uscirete dalla sala canticchiando. Last, but not least la bislacca, ma purtroppo frequente per le produzioni nostrane, scelta di ricorrere a basi musicali pre-registrate. Che per un musical è un po’ come andare in pizzeria ed ordinare una pizza Buitoni.

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