Successo per il nuovo Franco cacciatore di Weber al Teatro alla Scala di Milano

Der Freischütz, opera fondamentale del romanticismo tedesco, torna alla Scala per la prima volta in lingua originale e con un allestimento inedito. Trionfale l'accoglienza del pubblico.

Opera fondamentale del romanticismo tedesco, Der Freischutz, Il franco cacciatore, ha conosciuto una indeclinabile fortuna sin dalla sua prima esecuzione del 1821.

Non se l’aspettava Carl Maria von Weber, il prolifico compositore, che tuttavia espresse nel suo capolavoro l’essenza dello spirito romantico tedesco dell’epoca.

Suggestioni tradizionali, psicologia, archetipi etici, misticismo religioso, eroismo ed estetica del sublime, sono tra gli elementi emblematici del Freischutz che lo fecero considerare, per diverso tempo, il primogenitore dell’opera romantica tedesca. Così, almeno, pensava anche il giovane Richard Wagner, che da Weber fu sensibilmente commosso e ispirato e di luì nutrì profondissima stima per tutta la vita, tanto da promuoverne la traslazione dei resti da Londra a Dresda.

Der Freischütz
foto di Teatro alla Scala

Il libretto di Joan Friedrich Kind si rifà alla versione scritta da Johann August Apel della leggenda del Franco Cacciatore (che ispirò anche un celebre racconto di Hoffmann). Il nodo narrativo centrale è la possibilità di stabilire un patto col Diavolo e ottenerne alcuni proiettili infallibili in cambio di un ultimo colpo, il cui bersaglio viene stabilito dal Demonio. Max, il protagonista, cede alle lusinghe malefiche pur di non rischiare di mancare le prede della battuta di caccia che ne determinerà le nozze con la bella e angelica Agathe, figlia del guardaboschi. Il maleficio viene però scoperto e vanificato e Max potrà sposare Agathe solo alla fine di un percorso di redenzione.

Spettacolare la regia di Matthias Hartmann che, nonostante le intenzioni psicologiste, riesce ad evocare vividamente un universo mitteleuropeo fiabesco, per quanto surreale. Presenza scenica costante è una selva di alti tronchi scuri che chiudono lo spazio da ogni lato, al centro del quale compaiono i contorni illuminati di esili architetture. Suggestiva la celebre scena della “Gola del Lupo”, con falò di viva fiamma ed effetti pirotecnici, oltre alla dominanza di tinte rosse e alle continue comparsate di mostri di fattezze fiamminghe alla Hieronymus Bosch e tratti grotteschi alla Albrecht Dürer.

I costumi di Susanne Bisovsky e Josef Gerger rivedono in tono esasperato gli abiti del folklore europeo. Calzoni, bretelle, gilet, cilindri, nastri, pizzi e gonnellone tripudiano in ricercata disarmonia, come a evidenziare una sorta di horror vacui di cui è animato tutto l’allestimento.

Il cast si cimenta con ottimi risultati. Il protagonista Max è Michael König, al contempo potente e struggente, come vuole Weber. Con lui duettano Günther Groissböck, il malefico Kaspar, ben calato nella parte, e Julia Kleiter, la giovane e bella Agathe, che sembra uscita da un melodramma belcantistico. Coronano il trio protagonista il vecchio e saggio guardaboschi Kuno, Frank van Hove, il Principe Ottokar interpretato da Michael Kraus, e l’amica Aennchen, di Eva Liebau.

Der Freischütz
foto di Teatro alla Scala

Altre parti minori sono affidate a Till Von Orlowsky, il cacciatore Kilian che batte Max nella prima battuta di caccia, a Stephen Milling, il vecchio e santo Eremita che scongiura il maleficio satanico e ricompone la pace e la serenità nel villaggio, e a Frank van Hove, la voce fuori campo di Samuel, cioè nientemeno che il Diavolo. Nel terzo atto si distinguono dal Coro le damigelle d’onore di Agathe, impersonate dalle soliste dell’Accademia di perfezionamento per Cantanti Lirici del Teatro alla Scala Céline Mellon, Sara Rossini, Anna-Doris Capitelli e Mareike Jankowski.

Dirige l’orchestra il maestro Myung-Whun Chung, a memoria come sempre. Straordinario nel coniugare le esigenze di palcoscenico con una profondissima conoscenza della partitura. Straordinaria esibizione, che ha meritato una trionfale accoglienza di pubblico.