La “classe” di Così fan tutte di Mozart al Teatro dell’Opera di Roma

In scena fino al 27 gennaio l'opera firmata Graham Vick sotto la direzione orchestrale di Speranza Scappucci

E’ romana di nascita, dopo anni di studi, dapprima a Roma al Conservatorio di Santa Cecilia, poi negli Stati Uniti alla Juilliard School di New York, maestro collaboratore di Riccardo Muti per alcuni suoi spettacoli al Teatro dell’Opera, Speranza Scappucci torna nella città natale e per la prima volta sul podio del medesimo ente lirico debutta nel Così fan tutte di Mozart. Bionda ed impetuosa di 42 anni è una delle pochissime donne in Italia e nel mondo che, ad alti livelli, diriga un’orchestra, a detta dello stesso Muti per lo scarso interesse dimostrato dalle donne verso questo mestiere. E’ d’accordo in un intervista la stessa direttrice ed aggiunge che al genere femminile occorrerà ancora un po’ di tempo per mettersi in pari, visto che i modelli generazionali fino alla data odierna, mancavano.

Forse per festeggiare gli studi della medesima “bacchetta orchestrale”, la scena dalla “bottega del caffè” si sposta all’interno di aula scolastica, o per interpretare alla lettera il sottotitolo “La scuola degli amanti”? Ferrando e Guglielmo, vantano la fedeltà delle loro fidanzate, rispettivamente Dorabella e Fiordiligi, sorelle. L’amico Don Alfonso, un professore, in questo allestimento, scommette nell’arco di una giornata sull’infedeltà della donne, donde il titolo “Così fan tutte” con l’aiuto della frizzante Despina, una Monica Bacelli davvero impareggiabile, che qui diventa una bidella con camice azzurro, secchio, stracci, panni, scopone, detersivi e…. croc bianche.

L’azione comincia in classe e la scena non cambia. Napoli, il golfo, le brezze del mare previste da Mozart e dal Da Ponte non vengono nemmeno immaginati. Travestimenti ed escamotage guidati e diretti da Despina e Don Alfonso  esortano le donne ad assecondare le richieste dei ipotetici spasimanti, gli stessi Ferrando e Guglielmo, in mentite sembianze, che si comportano in modo molto passionale. Ma quando i due pretendono un bacio, Fiordiligi e Dorabella si indignano e rifiutano, ancora immuni al tradimento.

Un allestimento moderno, perché il Settecento di Mozart era moderno e contemporaneo: è nelle parole del regista, il veterano Graham Vick, chiamato ad allestire nelle prossime stagioni la trilogia di Wolfgang Amadeus dell’amore Cosi fan tutte, appunto, Don Giovanni e Le nozze di Figaro. Sei personaggi, tutti e sei importanti, molta musica da cantare; e un cast d’eccezione,  grandi professionisti mozartiani: Despina un mito già citato, Pietro Spagnoli nei i panni di un Don Alfonso E’ ottimo anche il quartetto di giovani che formano le doppie coppie, che si alternano sul palcoscenico del Costanzi:. Francesca Dotto e Federica Lombardi si nel ruolo di Fiordiligi, Vito Priante e Mattia Olivieri in quello del fidanzato Guglielmo. Chiara Amarù e Paola Gardina interpreteranno la sorella di Fiordiligi, Dorabella, Juan Francisco Gatell e Antonio Poli il suo fidanzato Ferrando.

L’architettura di questo dramma giocoso è edificata su un divertente gioco di simmetrie. Le due coppie originarie sono perfettamente speculari: un binomio soprano-baritono si oppone quello di mezzosoprano-tenore. Le due sorelle non sono esenti da un’inevitabile, squisita volubilità amorosa per scoprirsi pronte, dopo qualche ritrosia iniziale, a tradire i rispettivi fidanzati che le corteggiano sotto mentite spoglie e il gioco del secondo atto si sostanzia in gelosie e regali, debolezze e infedeltà. E’ colpa della natura umana se “così fan tutte”. E si giunge al finale quando le coppie si ricompongono e tutti cantano: “Fortunato l’uom che prende / ogni cosa pel buon verso, / e tra i casi e le vicende / da ragion guidar si fa”. Mai consiglio tanto arguto, quanto modernissimo, è più adatto anche nel 2017 per cercare di decodificare gli inestricabili rapporti fra uomini e donne.

Le scene e i costumi di Samal Blak fra lavagne, scritte sui muri, carta igienica e banchi. Discutibile? Poco convincente? Di quest’opera si contano solo cinque messinscene dal 1950, di cui la più recente nel 2007. Una bella sorpresa per chi voleva conoscere l’opera trovarsi di fronte ad uno spettacolo differente da quello atteso. Quasi quattro ore di musica  in “classe” con un solo squillo di campanella per l’intervallo. Ma immensa resta quella musicale anche in questo spartito dell’immenso Mozart, diretto con cura di dettagli e freschezza in questa edizione con “bacchetta orchestrale” al femminile.