Bartoletti emoziona Firenze con una magistrale Manon Lescaut

La terza opera pucciniana mette in scena al Comunale tutta la sua passione amorosa

Una commozione unica rivedere sul podio del Comunale il maestro Bruno Bartoletti dirigere il secondo titolo operistico in cartellone per la stagione 2011: Manon Lescaut di Giacomo Puccini.

La prima assoluta dell’opera, ispirata al celebre romanzo francese Storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut, pubblicato da Antoine François Prévost nel 1731, andò in scena il 1° di febbraio del 1893, al Teatro Regio di Torino.

A differenza di altre opere pucciniane, Manon Lescaut ottenne immediatamente il favore della critica e del pubblico, con un consenso che da allora continua intramontabile, con la sua carica e forza passionale. Fedele D’Amico afferma: «E’ il nostro Tristano. Un Tristano istintivo, non problematico, senza implicazioni cosmiche, formato ridotto; precisamente quel tipo di Tristano che l’opera italiana poteva produrre. Ossia una cosa irripetibile, un unicum; e garantito da una violenza inventiva che Puccini, con tutte le sue perfezioni di poi, non avrebbe ritrovato mai più».
La bellezza di quest’opera risiede infatti proprio nella sua «passione amorosa…minata alle radici, dannata in sé e per sé, tanto più dannata quanto più violenta», quasi emblema del «canto del nostro paganesimo».

È un’opera che inizia un po’ in sordina nel primo atto, ma già con «l’ingresso di Des Grieux nel secondo atto l’opera si porta su livelli altissimi. Pensiamo alla scena dell’appello delle prostitute. Pensiamo agli accordi iniziali del quarto atto che stabiliscono subito il senso di morte e di morte intesa come desolazione. Pensiamo alla formidabile funzione del flauto durante il grande monologo di Manon del quarto atto», come sottolinea lo stesso Bruno Bartoletti.

Ed il maestro, da sempre legato affettivamente a Firenze, dove è stato Direttore Stabile dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, successivamente Direttore Artistico (dal 1985 al 1991), oggi cittadino onorario, ha diretto la terza opera pucciniana magistralmente, trasmettendo tutto il lirismo del linguaggio innovativo di questo capolavoro, dal primo Intermezzo asciutto al III Atto di mesta rassegnazione fino a quell’affresco musicale qual è il nuovo Intermezzo, sublime nella sua verve drammatica che già preannuncia l’ultima tragica unione dei due amanti in articulo mortis,stupenda pagina strumentale accolta da calorose e scroscianti ovazioni, per infine raggiungere il suo punto apicale nell’aria di Manon LescautSola perduta abbandonata.

Discreto il cast, con Adina Nitescu nei panni di una Manon Lescaut ora passionale, ora donna frivolamente legata ai soldi, che acquisisce notevole spessore negli ultimi due Atti dove dà il meglio di sé, seppur con qualche tentennamento; Walter Fraccaro nei panni del giovane Cavaliere des Grieuxconvince ma non in pieno, specialmente nell’interpretazione, poco veemente e spontanea; ottimi invece Roberto de Candia nei panni del fratello Lescaut eDanilo Rigosa nelle vesti di un abile Geronte de Ravoir perfettamente caratterizzato, ora con punte comiche, ora superlativamente vendicativo.

Classico e di successo l’allestimento della Lyric Opera Chicago del 2005, per la regia di Olivier Tambosi con scene e costumi di Frank Philipp Schlössmann.

Impeccabile l’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino ed il coro diretto da Piero Monti.

Un rientro che emoziona con un’opera dal fascino sublime, nel momento più critico per la storia del teatro Comunale, vera pietra miliare di Firenze, i cui tagli governativi mettono in seria difficoltà la stessa sopravvivenza: confidiamo nell’appoggio del pubblico ed in quella qualità eccelsa di cui il Maggio Musicale si fa sempre promotore.