
Martedì 29 e mercoledì 30 gennaio, alle ore 21, nella Sala Grande dell’Arena del Sole, Teatro Stabile del Veneto e Accademia Perduta/Romagna Teatri presentano Oscura immensità, di Massimo Carlotto, tratto dal suo romanzo L’oscura immensità della morte, con Giulio Scarpati, Claudio Casadio, regia Alessandro Gassmann, scene Gianluca Amodio, costumi Lauretta Salvagnin, luci Pasquale Mari, videografie e suoni Marco Schiavoni.
Da due stagioni teatrali alla direzione del Teatro Stabile del Veneto, orientato alla valorizzazione della drammaturgia contemporanea e al rinnovamento del linguaggio teatrale, Alessandro Gassmann porta in scena il romanzo di Massimo Carlotto L’oscura immensità della morte, adattato per l’occasione dallo stesso autore. Protagonisti Giulio Scarpati, attore che si divide tra teatro, cinema e televisione, e Claudio Casadio, attore teatrale e apprezzato interprete cinenatografico de L’uomo che verrà di Giorgio Diritti.
È il racconto di un tragico fatto di cronaca, avvenuto nella provincia del nord-est italiano, che mette a confronto vittima e carnefice, entrambi lacerati da drammi personali: il primo, il grigio Silvano Contin, annichilito da un dolore senza speranza, e il secondo, il rapinatore Raffaello Beggiato, che gli ha gli ucciso il figlio di otto anni e la moglie.
Un originale noir che indaga, con sguardo neutrale e inquietante, tra le pieghe di un’umanità senza speranza, sprofondata in un limbo esistenziale dove il confine tra bene e male è una sottile linea capace di invertire i ruoli di vittime e carnefici. Uno stimolo a riflettere sul lato tragico dell’esistenza, sui rapporti fra gli uomini e su quegli avvenimenti che a volte possono segnare la loro vita in modo irreversibile.
«Giustizia, vendetta, perdono, pena. Questi sono i temi universali dell’Oscura immensità – scrive l’autore Massimo Carlotto –, un progetto narrativo nato come romanzo e che ora trova una sua articolazione naturale come testo teatrale. Quando venne pubblicato in Italia, il romanzo provocò, nel senso migliore del termine, un intenso e lacerante dibattito tra autore e lettori, che mi ha poi coinvolto nei paesi dove è stato tradotto: Francia, Germania, Stati Uniti…
In questo adattamento, a differenza del romanzo, sono fortemente presenti i sentimenti contrastanti che l’autore ha potuto cogliere negli anni. «Oscura immensità – prosegue Carlotto – non lascia scampo. Alla fine ognuno è costretto a prendere posizione, a non eludere le domande che i due personaggi, Raffaello Beggiato e Silvano Contin, carnefice e vittima, pongono con la forza disarmante dei destini contrapposti e ineluttabili. Chi deve perdonare colui che ha commesso un delitto e che sta scontando una pena detentiva o è rinchiuso nel braccio della morte? I familiari della vittima o lo Stato? O entrambi? La ragione, la politica, la religione, la filosofia non sono ancora riuscite a dare una risposta esauriente e in grado di soddisfare coloro che hanno sofferto il danno irreparabile della perdita di un loro caro, per mano assassina, perché prevalgono sentimenti ancestrali che offuscano, accecano, trasformando l’esistenza in una oscura immensità».