Con le mie foto cerco sempre di raccontare delle storie, di esprimere emozioni, di sentire il soffio di quella leggera brezza che mi porta il mare e che il sole illumina.
Il sole, il sole del mattino è già alto. I suoi raggi trafiggono i miei occhi come spade incandescenti. Tanta, forse troppa luce, illumina la mia città. La luce, un pennello morbido e delicato che trasforma e plasma. La luce con i suoi colori che restituiscono morbidi soffi di vita. Palermo senza la sua particolare luce è come il cieco che vaga senza meta.
La luce, violenta emozione, sempre presente sempre protagonista. Amo Palermo, la sua luce ma anche la sua mancanza, amo le ombre che si formano e definiscono il paesaggio che lo caratterizzano e lo compenetrano. Ma cosa è un’ombra, cosa è il buio, semplicemente assenza momentanea di luce.
Ma non solo nelle mie foto c’è luce ed ombre, le mie foto escono da dentro, dalla mia mente, Cartier-Bresson diceva che prima di scattare la foto la si deve vedere nella testa. Tale insegnamento, che ho sempre cercato di seguire, fa parte del mio bagaglio di esperienza fotografica, in quanto credo che quello che vogliamo rappresentare attraverso la fotografia è già dentro di noi.
Raccontare Palermo significa uscire fuori dalla gabbia che la vita mi impone e, mi permette di descrivere il mio animo ed illustrare la “Palermo Felicissima” che vive dentro di me. Un desiderio, una promessa, una meta da raggiungere.