Muro di Casse, l’ultimo ibrido di Vanni Santoni

Un mix romanzo/saggio per raccontare il mondo dei rave

Laterza Edizioni

È uscito da poco l’ultimo nato di Vanni Santoni Muro di casse, nella collana Solaris di Laterza. L’autore introduce il libro spiegando proprio l’esigenza che, dall’inizio della sua carriera di scrittore, lo spinge a scrivere del mondo dei rave. Attira l’attenzione sui luoghi in cui questi avvengono e sulle modalità, non tanto dal punto di vista sociologico, quanto per restituire un mondo che è dilagato in Europa dalla fine degli anni ’80.

Il titolo è sicuramente molto azzeccato, i muri di casse infatti emanano ondate di persone compatte che si muovono ipnotizzate da musica e pasticche, descritte come un telone, una bandiera che si muove al vento. A emergere è la forza che lega questi gruppi, come se ci fosse una sorta di coscienza collettiva, dove “Le casse sono le persone stesse il frastuono dell’urlare di ognuno”.

I raver hanno una precisa impronta identitaria, ognuno quando c’è una festa sente una chiamata, alla quale se non risponde, si abbina il senso di colpa. In appendice è riportato il worldwide raver’s manifesto project: “Il nostro stato emotivo è l’estasi. Il nostro nutrimento è l’amore. La nostra dipendenza è la tecnologia. La nostra religione è la musica. La nostra moneta è la conoscenza. La nostra politica è nessuna. La nostra società è un’utopia sebbene sappiamo che non avrà mai luogo.”

Santoni analizza il cambiamento dei rave negli anni, compie un parallelo interessante tra questi e le discoteche, facendo anche riferimento a come cambia il modo di vestire e di viaggiare, dagli Interrail a Ryanair, ai furgoni scassati. Alcune caratteristiche certo rimangono immutate nel tempo, come la presenza della musica, la droga, la folla, ma soprattutto l’abbandono.

È interessante notare che all’interno di queste feste, spiegate da un preciso vocabolario in tutte le loro sfumature dai teknival’ ai free party, sia tutto lecito. Le forze dell’ordine sono presenti per dovere ma come soggetti passivi, impotenti e inermi di fronte ai raduni di persone che occupano i luoghi abbandonati, guidati da una specie di religione che li accumuna. A questo proposito, per esempio, Santoni cita Lapassade e il suo saggio sulla transe Dallo sciamano al raver.

Il libro è un po’ un ibrido, forse la forma saggistica gli avrebbe reso maggiore giustizia, ma d’altra parte, i rave non potevano che essere raccontati con il linguaggio del popolo, da qui il mix romanzo e saggio.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here