
Per Sigfrido Chironi, per le sue storie, per noi.
Giunti editore
Come spesso accade, anche Simona Toma è partita da un’immagine per scrivere il romanzo Un bacio dall’altra parte del mare. Come riportato da Repubblica, stavano sgombrando un edificio romano occupato, quando qualcuno ha immortalato due ragazzi che si baciavano poco prima dello sfollamento.
Da lì è nata dentro di lei la storia di Caterina e Yassine, due mondi lontani e diversi mischiati dall’amore. Siamo a Bologna, dove “gli autobus sembrano l’arca di Noè”, Caterina è appena arrivata con il suo amico Ettore, omosessuale spensierato con il quale ha progettato di sposarsi se a quarant’anni fossero stati ancora single. È lì per accontentare il sogno dei genitori, diventare avvocato, così mentre Ettore passa da un’Università all’altra, lei dovrebbe studiare legge.
La storia incalza con la semplice quotidianità, la ricerca della casa, una città tutta da scoprire, gli articoli del codice civile che non si fanno lèggere, le bravate adolescenziali, l’incoscienza. Le immancabili feste in cui i rumori assordanti della musica coprono per una notte la routine della vita. Caterina in realtà, trova molto di più dentro quella musica, trova gli occhi caldi di Yassine, un immigrato clandestino di Tangeri. All’arrivo della polizia bisogna scegliere in fretta:
“Sei pronta?” mi sussurra all’orecchio.
“Sì” dico con un filo di voce.
Si lancia, volando, verso la città e il viaggio comincia.
Pedalano in fretta mentre i respiri affannati costruiscono la prima complicità. Yassine vive in un edificio occupato, Caterina abita in centro in un appartamento pagato dal padre. Yassine non esiste, non ha i documenti, è “marrone come le caramelle mou”. A poco a poco Caterina cerca di entrare nella sua vita, di scoprire le terre lontane che porta dentro di sé. Riuscirà a ricostruire la storia di Yassine e degli altri grazie al programma radiofonico del coinquilino Emanuele, a cui partecipa come inviata speciale per Radio Margot.
Caterina percorrerà il labirinto di quell’edificio misterioso dove vogliono fare parcheggi per le auto, si farà portavoce del piccolo mondo abitato da persone ospitali e solidali. È lì, a un passo da Yassine, dalla sua “bocca di liquirizia”. I genitori di entrambi avevano immaginato un fidanzato e una fidanzata diversi per loro, tutto sembra essere avverso, anche il primo pranzo di Natale con il fidanzato di sua cugina, Gregorio, che gli chiede un accendino scoppiando a ridere: “Scusa, era una battuta, pensavo che “voi” andaste sempre in giro con un po’ di accendini…”.
Simona Toma mette in scena pregiudizi, lontananza, paura, diversità e mostra come tutto si perde quando due anime si scelgono. Le favole non hanno sempre un lieto fine, ma qui c’è in gioco quell’amore tipicamente smisurato dell’adolescenza che in qualche modo permetterà tutto.
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