Il deserto dei Tartari

Il fiume del tempo passava sopra la Fortezza, screpolava le mura, trascinava in basso polvere e frammenti di pietra, limava gli scalini e le catene…

Il tempo. Nodo centrale dell’intero romanzo. Il tenente Drogo poco più che ventenne approda alla Fortezza Bastiani pieno di sogni. Davanti a lui si stende l’ignoto deserto dei Tartari, dal quale si attende una guerra imminente.

Sarebbe dovuto restare soltanto quattro mesi, anzi a dire il vero non voleva nemmeno partire. Si ritrovò ad abitare una dimensione in cui i giorni, i mesi e addirittura gli anni, non esistevano più. Il tempo si fece talmente silenzioso da rendersi impercettibile, quasi inesistente.

Tutti affacciati al muretto intenti a captare il minimo movimento per dare prontamente l’allarme. Un’attesa prima snervante, poi sopportabile e alla fine irrinunciabile. Troviamo qui l’emblema dell’intera opera, proprio nell’attesa di quel qualcosa che dovrà accadere, metafora di ricerca di un senso all’esistenza.

Una fuga dal tempo, da se stessi. Sì, perché fuori da una qualsiasi fortezza in mezzo al deserto il mondo va avanti. Così la quotidianità porta a un’abitudine pericolosa, un’incapacità di agire contro un ideale invisibile. Una lenta monotonia anestetizzante, che non manca di toccare il tema della solitudine: “Difficile credere in una cosa quando si è soli, e non se ne può parlare con alcuno”.

Un luogo di esilio dalla vita, di cui Buzzati percorre con maestria i corridoi; scruta attraverso gli occhi di Giovanni Drogo l’austerità dei monti che incombono con la loro presenza fisica, contraltare di tutte le fantasie militari. Una storia fatta di nessun accadimento rilevante, dove tra le righe si scorge l’autore tra le copie del Corriere della Sera a tarda notte.

Finché il protagonista, un uomo qualsiasi, dovrà affrontare la guerra di tutte le guerre, ma ormai è stanco e ammalato, ma ancora più importante, è che “Il tempo è fuggito tanto velocemente che l’animo non è riuscito a invecchiare”.

Il deserto dei Tartari è un testo degli anni ’40, che si pone come opera centrale nella produzione letteraria di Buzzati e, sicuramente, il successo ottenuto ne premia l’abilità nel narrare in maniera semplice i fatti che coinvolgono e sconvolgono l’animo umano.

Curiosità: Franco Battiato nell’album Dieci stratagemmi del 2004, inserisce la canzone Fortezza Bastiani: “resisterà alle dolci lusinghe la Fortezza Bastiani…”.

Dino Buzzati Traverso (San Pellegrino di Belluno 1906 – Milano 1972), scrittore, giornalista, drammaturgo, librettista e pittore italiano.

 

Noemi Neri: consulezaletteraria@libero.it

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