Bolero e Two: la danza e il suo doppio

Le creazioni di Emio Greco a Napoli per Primavera danza

Il mese di aprile a Napoli si apre nel segno della danza con un ciclo di spettacoli nell’ambito della rassegna Primaveradanza . Quattro produzioni di grande livello in scena tra il 4 e il 12 Aprile sui palcoscenici del Teatro San Ferdinando, e del Teatro Augusteo, il teatro Stabile Mercadante organizzatore della manifestazione è chiuso temporaneamente (si spera!) per inagibilità. L’8 e 9 aprile il Ballet National de Marseille e ICKamsterdam  hanno portato in scena al Teatro Augusteo TWO, duo della durata di 30 minuti, e BOLÉRO, creazione di 25 minuti, entrambi su ideazione e coreografia di Emio Greco e Pieter C. Scholten, in sostituzione del preannunciato Extremalism, la cui esecuzione era impedita per esigenze tecniche. L’italiano Greco e l’olandese Scholten, già direttori della compagnia di danza ICKamsterdam, sono stati nominati nel 2014 direttori artistici anche del Ballet National de Marseille dal Ministro francese della cultura al fine di condurre un progetto di collaborazione tra le due istituzioni che promuova l’innovazione nella danza contemporanea europea e lo sviluppo del talento a livello internazionale.

TWO, è una produzione ICK, i danzatori sono Helena Volkov e Quentin Dehaye, le luci di Henk Danner, costumi di Clifford Portier e design sonoro di Pieter C. Scholten.

La coreografia  è incentrata sul tema del doppio, i danzatori non si toccano, si cercano, si sfiorano, si sfidano nel tentativo utopico di raggiungere una qualche forma di sincronicità.

Musica minimale, concreta, ritmata, suoni della natura e semplici note al pianoforte che risuonano come frustate supportano i danzatori. Lei si nasconde, lui la difende in un gioco di specchi distorti che si conclude in un crescendo che termina lasciando la relazione sospesa.

Con Bolero, Emio Greco, rivisita un suo famoso assolo creato da Ravel quasi 90 anni fa. Greco nel 2002 aveva portato in scena da danzatore un “solo” su Bolero, questa volta gli artisti sono molti di più, in scena i danzatori Beatrice Cardone, Nonoka Kato, Yoshiko Kinoshita, Ji Young Lee, Florine Pegat-Toquet, Maria Ribas, Aya Sato, Alejandro Alvarez Longines, Denis Bruno, Pedro Garcia, Vito Giotta, Gen Isomi, Angel Martinez Hernandez, Kengo Nanjo, Nahimana VanDenbussche, Anton Zvir, luci di Henk Danner, costumi di Clifford Portier e design sonoro Pieter C. Scholten.

Nelle versioni classiche l’atmosfera spagnoleggiante trasuda eleganza e seduzione femminile. In questa versione i corpi degli interpreti sono coperti da una “seconda pelle” che nasconde le forme e rende  tutti androgini, esseri asessuati. C’è una guida al centro ed altri che si aggiungono, anche in questa creazione si intravede la ricerca della sincronicità, dell’essere insieme, del riuscire a far parte del tutto restando se stessi. Suggestioni animalesche e linee che si spezzano accompagnano il passaggio dalla musica del compositore francese a percussioni e boati che sembrano fuochi d’artificio ma si rivelano suoni di guerra di un bombardamenti.

Il pubblico composto da tanti addetti ai lavori e piccole allieve ballerine apprezza e tributa il meritato applauso.