
“Sono qui per voi, in carne ed ossa, quindi non condividetemi sui social”. Ha esordito così sabato scorso, sul palco del Teatro Romano di Fiesole, Nanni Moretti con il suo spettacolo Nanni Moretti legge i diari di Caro Diario, rivolgendosi ad un pubblico felice di ri,tornare a vedere un suo film cult uscito nel 1993.
Il cineasta romano ha presentato il film Caro Diario – in versione restaurata in 4K dalla Cineteca di Bologna insieme a Studio Canal – con un reading, della durata di circa un’ora, in cui ha letto diverse pagine del suo diario di lavorazione, che lo ha accompagnato nel lungo e travagliato processo creativo del film; pensieri e riflessioni sul fare cinema, che hanno sconfinato spesso in sguardi sul mondo e su ciò che ci circondava all’epoca.
Il suo primo pensiero va a suo padre, che ha recitato in diversi suoi film, scomparso nel 1991. Poi partono tanti altri ricordi, primo fra tutti il famoso viaggio in vespa in una Roma d’agosto, tra palazzi e strade deserte, e in particolare ne “il quartiere che mi piace più di tutti è la Garbatella”. Seguono altre letture del suo diario e subito ci ritroviamo nel vortice delle sue riflessioni, tra arrabbiature e incertezze che lo affiancano nelle riprese de Le isole, e infine la sua malattia, in Medici.
Eccolo passare in rassegna i ricordi dei tanti amici chiamati da Moretti sul set, e poi l’idea di un cortometraggio da proiettare al Nuovo Sacher – “si fa prima e meglio così” – scrive nel suo diario. Ma il viaggio prosegue, e il documentario diventa sempre più lungo, da Roma ci spostiamo ad Ostia, all’idroscalo dove fu ucciso Pierpaolo Pasolini. “Per la sequenza in cui vado all’idroscalo dove è stato ammazzato Pasolini sto cercando tra i miei ritagli di giornale un vecchio numero del Manifesto, forse del ’72, o ’73, con un volgarissimo articolo di Umberto Eco contro Pasolini: c’era scritto che gli argomenti di Pasolini vanno presi al contrario, dal di dietro. Che eleganza“. Era il 20 maggio 1993.
Il “caro diario” diventa sempre più intimo, sempre più alla scoperta di sé e alla “conoscenza di un estraneo”, del tumore che Nanni Moretti ci ricorda attraverso questo suo appunto: “all’epoca lessi su un giornale il titolo “Moretti sta lottando contro un tumore”. “Ma io non sto lottando, mi sto semplicemente curando. E se deve andare a finire bene, finirà comunque bene, anche se sarò inerte e passivo”.
Arriviamo alla fine dello spettacolo e noi spettatori ringraziamo il Nanni teatrante e performer che ci ha accompagnato, attraverso le sue parole, a (ri)vivere ancora i suoi mesi trascorsi sul set del film con, sullo sfondo, gli avvenimenti politici e sociali di quegli anni che appartengono a tutti noi.
Una serata da ricordare, per chi, come me, sa che le merendine di quando ero bambina, nelle sere di maggio, non torneranno più, ma quella vespa continuerà a girovagare nella memoria di tutti noi, che abbiamo sempre amato i film di Nanni Moretti.