
“Qui giace Raffaello, dal quale la natura temette mentre era vivo di essere vinta; ma ora che è morto teme di morire”, sono le famose parole di Pietro Bembo impresse sulla tomba al Pantheon a Roma. E non si sbagliava di certo Bembo. A vedere questo documentario te ne convinci ancora di più. Un “capolavoro” di storia, vita, opere, tele e racconti che si susseguono intensi, dipinti che vedi in tre dimensioni quasi toccandoli, la voce calda di Antonio Paolucci, ex direttore dei Musei Vaticani fino allo scorso anno, che spiega allo spettatore quasi lo avesse davanti, quello che c’è dietro il dipinto, ora citando il Vasari ora aiutando nella comprensione di un affresco. Con un dolce movimento delle mani, le agita ed indica il patrimonio artistico di Raffaello, come la liberazione di san Pietro dal carcere, uno dei più bei dipinti notturni mai usciti dalle mani di un artista. E’ notte, l’apostolo Pietro è incatenato e rinchiuso in una cella, sorvegliata dalle guardie che all’improvviso cadono in un profondo sonno, arrivano gli angeli, la liberazione avviene! Dio non ha lasciato solo il suo servo, nemmeno dietro le sbarre.
Ed oltre allo storico Paolucci troviamo pure tra i critici coinvolti Vincenzo Farinella (professore associato di Storia dell’Arte Moderna alla Scuola Normale di Pisa, consulente scientifico del film che racconta il periodo di formazione ad Urbino) ed Antonio Natali (dal 2006 al 2016 direttore della Galleria degli Uffizi).
In tanti ricordano Raffaello Sanzio di Urbino, avendolo studiato alla scuola media. In pochi lo hanno poi approfondito da adulti. Ora ne hanno l’occasione. Questo lavoro che arriva al cinema solamente per tre giorni, salvo forse richieste, merita davvero di essere visto. E’ bello, intelligente, ben fatto, emozionante, in alcune descrizioni si piange addirittura. La tecnica ravviva i colori avvicinandoli al visivo. E’ la prima trasposizione cinematografica mai realizzata su Raffaello Sanzio. Prodotto da Sky in collaborazione con i Musei Vaticani e Magnitudo Film, per poi approdare nei cinema di 60 Paesi nel mondo.
Un po’ fiction, un po’ documentario, ma fatto assolutamente bene anche con l’ausilio di droni e delle luminose inquadrature come avviene per gli interni di Villa Chigi scoprendo pure la storia dei mecenati che gli commissionavano i lavori, appunto il banchiere Chigi, tra i più ricchi del tempo e non di Italia ma d’Europa, che non potette purtroppo godersi le bellezze artistiche ordinate a Villa Farnesina (oggi aperta al pubblico). Dove vi sono gli affreschi del “Trionfo di Galatea” (295×225 cm) e la “Loggia di Psiche”.
Il racconto in 3d parte con l’infanzia, nella bottega del padre Giovanni De’Santi, qui interpretato dall’attore Enrico Lo Verso. Genialità, estro, creatività, un figlio che supera il padre ed i maestri dopo, ricercato da uomini ricchi, papi e dalle donne, il suo debole. Si parla tra le altre storie avute in particolare di quella con una giovane ragazza detta “la fornarina” che lo avrebbe ispirato per un famoso dipinto. Una intensa e florida carriera artistica stroncata da una malattia a soli 37 anni. Qui, Raffaello ha il volto di Flavio Parenti, mentre Pietro Bembo è Marco Cocci (ha lavorato nel film “Ovosodo”) e la Fornarina è Angela Curri di “Braccialetti Rossi”.

Un’esclusiva del film è stata la ricostruzione della cappella Sistina così come apparve la notte del 26 dicembre 1519 quando sotto la volta affrescata da Michelangelo furono esposti i primi 7 arazzi di Raffaello (oggi custoditi nella Pinacoteca vaticana). A quel tempo ancora non esisteva il Giudizio Universale.
Dopo il successo dei primi 3 film, Sky, Musei Vaticani e Nexo Digital, in collaborazione con Magnitudo Film, presentano il quarto film d’arte per il cinema: “Raffaello – il Principe delle Arti – in 3D”, la prima trasposizione cinematografica mai realizzata su Raffaello Sanzio (1483-1520), uno degli artisti più celebri al mondo. Il film, prodotto da Sky 3D, con Sky Cinema e Sky Arte, è stato riconosciuto di interesse culturale dal MiBACT – Direzione Generale Cinema. Il merito di questo film-documentario in 3d è di avere saputo amalgamare questa commistione tra cinema ed arte, tecnologia ed emozione. Sono serviti 18 mesi di lavoro sul film, tra preparazione, riprese e post produzione, 30 giorni di riprese, un team di produzione di oltre 100 persone, oltre 200 ore di girato, 40 costumi realizzati su misura di cui 10 originali, 70 le opere trattate di cui più di 40 di Raffaello. Sono state usate le tecniche più sofisticate dal 3d all’Uhd ed il virtual reality. E, quando si arriverà al finale, rimanete ancora in poltrona, perché i titoli di coda riserveranno straordinarie sorprese, perché si parlerà delle opere ispirate dalle opere di Raffaello ad altri artisti anche contemporanei.
Qui, l’elenco delle sale: http://www.nexodigital.it/raffaello-il-principe-delle-arti-in-3d/