Kokocinski, la maschera, il clown, l’uomo

Una bella mostra nel cuore della capitale

[rating=5] Le opere di Alessandro Kokocinski interrogano e fanno riflettere. Molto di più di un lavoro ma una domanda al cuore dei visitatori. Provocazione? Sublimazione di un millennio che è tecnologico e dispersivo insieme? Maschere, volti artefatti, ricostruzioni, finzioni. Dietro a colori e materiali l’uomo che è uomo ma che può essere altro, quello che non si vede. Bellissima mostra quella in via del Corso a Roma voluta dalla Fondazione Roma. Al Museo Cipolla sfilano i volti nascosti e mascherati. ”Kokocinski. La Vita e la Maschera: da Pulcinella al Clown”. Una personale che dona bellezza agli occhi perché le maschere sono colori ed a volte emanano sentimenti pure struggenti. Possono far piangere e ridere insieme.

L’artista è nato a Porto Recanati nel 1948 da madre russa e padre polacco. Nei primi anni ’60, a Buenos Aires entra a far parte del fantastico mondo del circo come acrobata con i cavalli e inizia a viaggiare per l’America Latina conoscendo i più grandi artisti circensi tra cui Popov. Tornato a Buenos Aires, arricchisce la sua arte lavorando come scenografo teatrale, ma la persecuzione militare argentina lo costringe a rifugiarsi a Santiago del Cile (1969), dove espone disegni di chiara denuncia politica (le sue opere si trovano presso il Museo d’Arte Moderna di Santiago). Alla caduta del governo Allende, Kokocinski si trova già in Europa, a Roma, dove è accolto da intellettuali come Rafael Alberti, Alberto Moravia, Carlo Levi e altri. Continui i suoi viaggi fra Germania, Roma e Buenos Aires che lo ha ospitato di recente con una grande retrospettiva nel Museo Nazionale di Belle Arti.

Kokocinski. La Vita e la Maschera: da Pulcinella al Clown

Di recente è tornato a lavorare in teatro. Ha ideato e realizzato assieme all’attrice Lina Sastri lo spettacolo “Cuore mio”. Arte e teatro insieme, per un connubio emozionante.

Il percorso espositivo si articola in sei aree, scalate con continuità di rimandi: L’Arena, Pulcinella, Petruska, Sogno, Il Clown e Maschera Interiore. Una quarantina le opere inedite, (2012-2014) e composte espressamente per questa eccezionale circostanza.

Molte, poi, le unità figurative che hanno viaggiato intensamente, negli anni esposte al Silpakorn Arts Centre di Bangkok, all’Art Fair di Shanghai, al MNBA – Museo Nacional de Bellas Artes di Buenos Aires, al NAMOC di Pechino. L’itinerario è animato anche da due grandi installazioni (Olocausto del Clown tragico; Non l’ho fatto apposta; quest’ultima si avvale della preziosa partecipazione di Lina Sastri, in un video di corredo di alta suggestione) che compongono una miscellanea figurativa satura di spunti linguistici, rielaborazioni di opere precedenti assemblate in nuove configurazioni.

La mostra, a cura della Fondazione Kokocinski con Paola Goretti, è promossa dalla Fondazione Roma e organizzata dalla Fondazione Roma-Arte-Musei. L’ingresso è libero.

“Sotto il tendone da circo sempre vivo, – spiega Goretti – Kokocinski è un assalto al cuore colmo di paesaggi con uomini rotti, il canto di un disastro partorito a morsi e a morsi sputato nelle latrine, un colore pentecostale acceso di lapilli. Ma anche uno sterminato paesaggio aereo dai riflessi felici e iridescenti, catapultati verso il cielo”.

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